La proposta della Commissione UE sulla progressiva riduzione delle emissioni di CO2 di camion – e sullo stop agli autobus diesel dal 2030 – preoccupa l’ANFIA. “Impossibile sviluppare in così pochi anni soluzioni tecnologiche in grado di dimezzare le emissioni di CO2 degli autocarri”, scrive l’associazione che rappresenta la filiera produttiva del settore automotive. I mezzi da lavoro, secondo ANFIA, hanno caratteristiche tecniche diverse dalle autovetture e, soprattutto, una grande varietà di allestimenti e di missioni.

“Pur apprezzando l’inclusione dei motori a combustione interna alimentati a idrogeno – scrive ANFIA – l’obiettivo per il 2040 mina il principio di neutralità tecnologica, che risulta invece fondamentale per salvaguardare e valorizzare competenze già esistenti nell’industria automotive europea, mitigando gli impatti sociali della transizione energetica. Solo introducendo nel regolamento un meccanismo di contabilizzazione dei benefici apportati dall’utilizzo dei carburanti rinnovabili, sarà possibile favorire una rapida e sostenibile decarbonizzazione del settore”.

Riduzione delle emissioni dei camion, il nodo delle infrastrutture

Resta aperta, poi, la questione delle infrastrutture, come sottolineato anche da ACEA. Proprio l’associazione internazionale dei costruttori di veicoli stima che già per raggiungere il nuovo target al 2030 siano necessari in UE almeno 50.000 punti di ricarica pubblici per gli autocarri, di cui 35.000 ad elevate performance e almeno 700 stazioni di rifornimento di idrogeno. Misure strutturali di incentivazione all’acquisto dei mezzi a zero emissioni, una politica energetica che permetta di generare energia elettrica e idrogeno al 100% da fonti rinnovabili e, non ultima, la sostenibilità dei costi per gli operatori del settore sono altre necessità certamente non derogabili.

A livello nazionale, infine, ANFIA ribadisce la necessità di strutturare un piano pluriennale per il rinnovo del parco circolante autocarri con mezzi a basse e zero emissioni per cui siano previsti stanziamenti coerenti con quanto già messo in opera da altri Paesi dell’Unione europea.

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