Mettersi al volante di un elettrico come il Fiat E-Doblò è come camminare su un terreno col quale si sta familiarizzando, e che proprio per questo motivo non può dirsi inesplorato, ma del quale pur sapendo già molto non si conosce ancora abbastanza. C’è insomma quella curiosità che è un classico ogni qualvolta si approccia una nuova tecnologia, combinata con l’attesa e la necessità di approfondire ogni singolo aspetto e dettaglio che possano contribuire a consolidare quel feeling necessario per poter sfruttare al meglio le potenzialità del veicolo.

Fiat E-Doblò: la generazione della svolta

Non tanto e non solo perché parliamo di un modello del Costruttore nazionale, quanto piuttosto per la storia e il ruolo stesso di questa furgonetta sul mercato, che da oltre vent’anni (primo lancio nel Duemila) la vede protagonista e riferimento nel segmento del trasporto leggero per la città.

E ancora di più, ruolo e storia a parte, per quella svolta, un vero e proprio passaggio epocale, che dando forma e vita alla quinta generazione del Doblò lo ha proiettato di forza in quel nuovo mondo dei leggeri elettrici, siano essi city van o furgoni di grandi dimensioni, che primi tra tutti i veicoli con la tuta da lavoro, hanno imboccato con convinzione la strada della transizione verso un trasporto merci green e sostenibile.

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È il terzo elettrico della famiglia

L’obiettivo di Fiat è molto chiaro e da tempo fissato: un elettrico per ogni nuovo modello entro il 2024 per poi offrire una gamma completamente elettrica soltanto tre anni più tardi, nel 2027. Verso questo traguardo Fiat Professional viaggia speditamente, con il Doblò a batteria che oggi affianca gli altri due full-electric della famiglia, ovvero il furgone di grandi dimensioni E-Ducato e il medio E-Scudo.

Dunque, la strada è tracciata e i ruoli ben definiti. Con il Doblò che nel segmento di competenza certo non intende recitare da comprimario o essere additato semplicemente come una delle cinque varianti nate dalla stessa piattaforma (Emp2, ex Psa) che nel tempo ha generato i vari Citroën Berlingo, Peugeot Partner, Opel Combo e Toyota Proace City. Parenti stretti, è vero, ma le similitudini si fermano qui.

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Personalità e carattere

Il Doblo elettrico porta infatti in dote un tesoretto prezioso, ovvero lo stesso Dna delle versioni termiche, e con esso la medesima versatilità, e quella praticità, robustezza e funzionalità che si traducono nella capacità di assolvere egregiamente alla mission del trasporto in ambito urbano. Con la quinta generazione arriva un design più moderno, con linee eleganti e ben coniugate che trasmettono solidità e personalità, mentre il nero dei cerchi in lega da 16 pollici e delle fasce paracolpi laterali dà quel tocco di cattiveria.

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Per la prova si è scelto il Maxi, ovvero la versione lunga (190 mm di passo e 350 mm di ingombro in più). Ne consegue una cubatura del vano merci di 3,9 m3 (0,6 m3 in più dell’elettrico base) che sale a 4,4 m3 sfruttando la classica apertura ricavata nella zona inferiore della paratia all’altezza del sedile passeggero (con schienale abbattibile). Battezzata Magic cargo, porta la lunghezza di carico da 2.167 a 3.440 mm, consentendo di alloggiare gli oggetti più lunghi. E sempre a proposito di carico, malgrado l’inevitabile aumento della tara dovuta al peso delle batterie, l’E-Doblò Maxi si mette sulle spalle oltre 750 chili di portata (una cinquantina in meno rispetto all’entry level del full electric di Fiat Professional), agevolando carico e scarico delle merci grazie alle due porte laterali scorrevoli (dietro c’è il doppio battente che tuttavia si apre soltanto a 180 gradi).

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Autonomia residua sotto controllo

Su strada, l’E-Doblò mostra uno spunto da vero scattista aggiungendo, grazie ai 136 cv con 36,5 kgm di coppia del motore alimentato dalla batteria di 50 kWh, una godibilissima guidabilità.

Capitolo autonomia: i 282 chilometri dichiarati (gestibili con le tre modalità di marcia: standard, eco, power) sono più che sufficienti per la mission quotidiana. Meglio comunque tenersi margini di sicurezza e non fidarsi troppo delle indicazioni del check panel, anche usando il piede di velluto. Si è registrato uno scarto tra il 10 e il 20 per cento tra l’autonomia segnalata sul cruscotto e quella reale, a seconda dell’uso.

Il giudizio di Vado e Torno: più e meno

Verrebbe da dire la brillantezza allo spunto, se non fosse che quest’ultima è caratteristica di tutti gli elettrici e dunque non può essere considerata un elemento distintivo del van di Fiat Professional. Come invece lo sono sia il Magic mirror, ovvero lo specchio retrovisore digitale da 5” a colori che consente di monitorare ciò che succede dietro e lateralmente sulla destra destra del veicolo, e in plancia la pratica leva di selezione delle tre modalità di marcia consentite (Normal, Eco, Power).

Quella battezzata come Magic cargo, ovvero l’apertura nella parete divisoria all’altezza del sedile passeggero che consente di incrementare di 0,53 m3 il carico e soprattutto di alloggiare oggetti lunghi (fino a 3.440 mm), è senza dubbio soluzione utile. Molto meno pratico è invece non tanto l’apertura dello sportello, quanto piuttosto lo sportello stesso: nel senso che una volta aperto, quest’ultimo non rimane ancorato ad alcunchè. Bisogna ingegnarsi per trovargli una collocazione che, a veicolo in marcia, gli eviti di danzare a piacere nel vano.

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