Quaranta punti vendita nelle Marche, un terzo della rete distributiva della Toscana non più operativo e appena 2 i distributori aperti in Sicilia. Quella che ha investito i punti vendita di metano italiano, dopo l’impennata senza precedenti dei costi (arrivanti a superare il +200% in pochi mesi), è una situazione drammatica, aggravatasi ulteriormente con lo scoppio della guerra in Ucraina e le turbolenze sul mercato dell’energia. Federmetano, la sigla che riunisce gli operatori del settore, lancia l’allarme, ribadendo che senza interventi immediati del Governo la situazione, per quello che ad oggi è l’unico alternativa sostenibile diffusa sul territorio, la situazione è destinata ad aggravarsi.

In base ai dati rilasciati dall’associazione di categoria, oggi sul territorio nazionale si contano 220 impianti di distribuzione di metano per autotrazione – su 1.529 totali – che, a causa della complessa e drammatica congiuntura geopolitica culminata nella guerra in Ucraina, sono costretti a erogare gas naturale a un prezzo di vendita al pubblico superiore ai 2,999 €/kg (fonte Osservaprezzi carburante). Molti di questi impianti sono stati costretti a chiudere, o sono prossimi alla fine dell’attività.

Metano, alcuni operatori sono sull’orlo del fallimento. Il grido di aiuto di Federmetano

“Non mancano casi drammatici di operatori sull’orlo del fallimento – commenta Federmetano in una nota -. Uno scenario allarmante, a fronte del quale il Governo si è mostrato finora assente e sordo agli appelli che da mesi gli stiamo rivolgendo, non considerando le proposte che da ottobre stiamo indicando per salvaguardare il settore, prima fra tutte la riduzione dal 22 al 5% dell’Iva. Un Governo che oggi sta studiando provvedimenti perché da due settimane i prezzi di benzina e gasolio sono saliti del 35%, ma che ignora da ormai sei mesi il settore del metano per autotrazione, impegnato a combattere per la sopravvivenza a causa del prezzo del gas aumentato di 6-9 volte”.

“Abbiamo a che fare con una situazione destinata ad aggravarsi – tuona Federmetano – se non si interviene immediatamente con misure a sostegno del settore. Parliamo di un comparto che conta oltre 1.500 punti vendita , che distribuiscono su tutto il territorio nazionale non solo metano di origine fossile ma – per il 30% – biometano, che in pochi anni potrebbe sostituire totalmente il gas naturale di origine fossile, rispondendo anche alla necessità di limitare la nostra eccessiva dipendenza energetica dall’estero”.

“Una infrastruttura indispensabile non solo per il trasporto privato e per quello pesante, ma anche per il trasporto pubblico locale (TPL) che continua a investire in mezzi alimentati a gas naturale, incrementando l’utilizzo di tale tecnologia che considera una scelta valida anche per il prossimo futuro. Una rete già pronta per distribuire anche idrogeno e, dunque, doppiamente necessaria per la decarbonizzazione che l’Italia, come gli altri paesi europei, è tenuta a traguardare. Non dimentichiamo che ogni impianto che chiude è tanto un passo avanti verso un irreparabile danno per l’economia del Paese, quanto un enorme passo indietro sulla strada della sostenibilità che tutti siamo chiamati a percorrere e che l’Europa ci impone come obiettivo irrinunciabile”.

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