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Presentata al mondo intero tra fine agosto e inizio settembre, la Next Generation Scania irrompe sul mercato con la forza di una cabina totalmente nuova in cui hanno messo mano i centri design di Audi e Porsche, della release a 500 cavalli del 13 litri che si affianca ai 370, 410 e 450 e di un cambio ancora più performante.

Ma Franco Fenoglio, ad di Scania Italia rimarca la volontà del Grifone svedese di proseguire nella politica dei piccoli passi: «Proponiamo subito la Next Generation in tutte le motorizzazioni, ma proseguiamo con entrambe le gamme. E l’attuale andrà avanti per tutto il 2017 e forse nel 2018 con la consegna a 60 giorni. Mentre per la Next diremo all’ordine quando è prevista».

Alla domanda sui prezzi, Fenoglio risponde: «Preferiamo parlare di costo di possesso del veicolo. Il nostro costa un po’ di più e dobbiamo ragionare su quanto varrà dopo qualche anno e sui costi, consumi compresi. La nostra vendita è diversa, con una modularità ancora più spinta lavoriamo per dare al cliente il veicolo giusto, facendogli anche le giuste domande».

Ma è sulla connessione dei veicoli che Scania è un passo avanti a tutti. «A oggi sono 211 mila i veicoli connessi. Ogni volta che si accende uno Scania noi lo sappiamo. E teniamo sotto controllo tutti i parametri. Così, possiamo lanciare il programma di manutenzione flessibile. Se abbiamo programmato a 100 mila una sosta, ma l’autista è bravo si posticipa, al contrario si anticipa», prosegue Fenoglio, «La connettività consente poi la misurazione della CO2. Nell’immediato non ha senso pratico. Ma i grandi gruppi cominciano a chiederlo e noi possiamo misurarlo già oggi. E poi, col driver coaching, possiamo parlare con gli autisti».

E con la CO2 si arriva alla sostenibilità del trasporto e alle motorizzazioni alternative su cui Scania punta molto. «Abbiamo tutta la gamma gas e nuovi motori più potenti arriveranno senz’altro. A settembre lanceremo l’ibrido, non un plug-in ma un veicolo che può fare l’ultimo miglio in elettrico», spiega Fenoglio, che  punta però anche il dito sulle criticità, «Parlando di gas, col Cng si fa poca strada e per l’Lng siamo arrivati a cinque stazioni di rifornimento in Italia, ma forse ce ne vorrebbero 200. Tutti i nostri motori sono omologati per l’Hvo (Hydrotreated vegetable oil, l’olio vegetale idrotrattato) che riduce del 92 per cento il CO2 ma in Italia non si sa nemmeno cos’è, il bioetanolo (il biocarburante più usato al mondo e anche qui la CO2 scende del 90 per cento) ha una tassazione impossibile. Poi, comunque, si devono accettare i costi».

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