Un rincaro galoppante, arrivato a quadruplicare i costi dell’energia elettrica e a sestuplicare quelli del gas, danni ingenti alle finanze delle aziende italiane, già duramente colpite dal combinato disposto di crisi pandemica ed economica (con i ritardi nella supply chain globale e la carenza di materie prima), ordinativi che aumentano ma che fanno fatica a tradursi in prodotti completati. E le misure intraprese dallo Stato a sostegno delle attività più colpite dal caro-energia sembrano avere finalità più congiunturali, dettate dalla crisi attuale, che strutturali, ovvero programmate per supportare l’economia sul lungo periodo.

Anfia, un quadro a tinte fosche. Sul caro-energia umerose proposte finite nel dimenticatoio

Il quadro tratteggiato da Anfia (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) sulla situazione del comparto automotive è impietoso. E il giudizio sulle misure che il Governo intende intraprendere altrettanto perentorio: non sembra esserci traccia, infatti, di numerose delle proposte avanzate dall’associazione di categoria per scongiurare la paralisi del settore e il rallentamento della transizione energetica.

Tra le proposte non presenti: la cessione della produzione nazionale di gas ai settori industriali per 10 anni con anticipazione dei benefici finanziari l’anno 2022; la cessione di energia rinnovabile elettrica “consegnata al GSE” (Gestore dei servizi energetici, la società del Ministero dell’Economia dedicata alla gestione delle rinnovabili ndr) per un quantitativo di circa 25TWh e trasferita ai settori industriali a rischio chiusura ad un prezzo di 50 €/Mwh; l’incremento delle agevolazioni per i settori “energivori” con riferimento alle componenti parafiscali della bolletta elettrica (D.M. 21 dicembre 2017 ex COM 200/2014/UE).

Il commento

“Quest’emergenza rappresenta, e non solo per la nostra filiera, una vera pandemia – afferma Roberto Vavassori, Delegato ANFIA per l’Energia – vista la gravità per il sistema economico italiano, di cui stiamo celebrando i risultati 2021, che, pure, rischiano di essere vanificati proprio dall’elemento energia. E’ qualcosa di inaccettabile. Intere filiere industriali hanno un elevato quantitativo di ordini da evadere ma, per via del caro energia, non riescono a decidere se produrre in perdita o fermarsi.

“Un altro paradosso – prosegue Vavassori – è che a risultare avvantaggiati dalla situazione sono Paesi, anche europei, nostri concorrenti che non hanno la stessa dipendenza dal gas dell’Italia, che paga, quindi, il suo essere più virtuosa a livello di impatto ambientale. L’intensità e l’immediatezza delle misure abbozzate nel decreto-legge sostegni sono molto diverse da quelle che noi chiediamo di mettere in gioco. Occorre creare una situazione non dissimile da quella della Francia: riformulare il meccanismo di fissazione del prezzo dell’energia facendo giocare le rinnovabili (a presso calmierato a disposizione dell’industria manifatturiera), che oggi non sono considerate.

“Dal punto di vista della filiera produttiva automotive italiana, questo intervento è quanto mai urgente e indispensabile per varie ragioni: siamo stati fortemente colpiti, nel 2021, da una serie di fattori negativi che hanno determinato una chiusura d’anno a -20% del fatturato; siamo l’unica filiera dell’industria manifatturiera a cui è richiesto, a livello europeo, il raggiungimento di obiettivi ambientali ambiziosissimi in tempi molto rapidi; anche se non tutte le nostre aziende sono energivore, dipendiamo da catene industriali ad alta intensità di energia, che ribaltano i rincari su di noi; siamo di fronte a una decisione importante del Gruppo Stellantis, che non ha mancato di mettere all’indice il costo dell’energia per programmare un ingente investimento in Italia: una gigafactory, che, per definizione, vive di energia”.

La richiesta per contrastare l’attuale caro-energia è quella di mettere in campo misure che abbiano un impatto immediato nelle prossime settimane, per poi definire rapidamente, nei mesi a venire, quando la tensione si allenterà, delle misure strutturali.

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