Non hanno placato del tutto il malcontento gli interventi del governo per contrastare gli effetti del caro carburanti. La proroga del taglio delle accise fino al 2 agosto e l’annunciato sblocco dei 500 milioni in crediti d’imposta in favore delle imprese di autotrasporto, evidentemente, non sono abbastanza per tutti. Così, Trasportounito ha indetto un lungo fermo dell’autotrasporto dal 18 al 22 luglio se non verranno accolte le richieste che l’associazione fa al governo.

Caro carburanti, cosa chiede Trasportounito per revocare il fermo

Trasportounito chiede l’immediata eliminazione della sospensione delle accise e lo sblocco urgente del credito imposta, “indispensabile per la sopravvivenza della stragrande maggioranza delle aziende di autotrasporto”, si legge in una nota. “In assenza di almeno queste due misure, che si collocano al vertice di una serie di impegni alcuni dei quali disattesi dal governo, sarà inevitabile il fermo nazionale, già annunciato alle autorità competenti, dal 18 al 22 luglio”.

La risposta di Assotir attraverso la presidente nazionale Manigrasso

Una protesta, quella indetta da Trasportounito, che Assotir non ha esitato a definire “strumentale”. Per l’Associazione Italiana Imprese di Trasporto, con questa protesta “si sollecitano interventi che non solo sono già previsti, ma che oltretutto arriveranno nel giro di pochissimo tempo”.

“Ci sono due modi diversi di tradire il mandato di rappresentanza di questa categoria”, ha detto la presidente nazionale di Assotir, Anna Vita Manigrasso. “Il primo e, più frequente, è quello di subordinare la difesa delle imprese di autotrasporto a presunti e mai dimostrati interessi generali (il Paese, l’economia, la fase politica, etc). Il secondo è quello di strumentalizzare lo stato di enorme disagio in cui si trova il nostro settore, per ragioni a tutti evidenti (caro-gasolio, tariffe inadeguate, inefficienze puntualmente scaricate sui trasportatori, disparità di trattamento, etc), con l’obiettivo di acquisire visibilità; una trappola frequente quando non c’è sostanza. La minaccia di un fermo nazionale per il 18 luglio prossimo, proclamato da alcune sigle, sembra appartenere a quest’ultima categoria. Si chiedono, infatti, – prosegue Manigrasso – cose già in abbondante via di esecuzione (il credito d’imposta per i veicoli euro 5 e 6), che arriveranno a giorni, insieme a qualche altra mancia da parte dello Stato”.

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