I numeri non tradiscono mai. Offrono una fotografia dai toni nitidi e chiari, ma è altrettanto vero che vanno contestualizzati e spiegati. A maggior ragione in questi tempi di grandi sfide che coinvolgono tutto il settore dell’automotive, istituzioni comprese, impegnato a testa bassa a individuare con certezza l’orizzonte, al fine di cogliere le opportunità di una transizione energetica in atto e ormai formalizzata nel suo percorso, ma che tuttavia ancora fatica a prendersi la scena. Ecco perchè, appunto, fermandosi alla lettura superficiale del dato nudo e crudo, il rischio è di proporre una prospettiva in qualche modo fuorviante, o almeno poco attinente alla realtà delle cose.

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Immatricolazioni 2023 in Italia sopra le 16 ton. Elaborazioni Vado e Torno

Immatricolazioni: certi numeri meglio prenderli con le pinze

Ad esempio, quelli del mercato dei camion in Italia. Le stime elaborate da Vado e Torno sulla base dello studio di Confartigianato Trasporti combinato con quelli di Anfia e Unrae, offrono infatti un quadro della situazione in chiaro-scuro, dove al consuntivo più che positivo dell’anno appena passato in archivio, si contrappone un 2024 che, almeno nella prima parte, lascia intravvedere nubi, se non proprio minacciose, all’orizzonte.

«La contrazione della domanda», spiega Paolo Starace, presidente della sezione veicoli industriali di Unrae, «è infatti in corso ormai da mesi e lascia presagire una partenza del 2024 in forte salita». Allo stesso tempo Starace evidenzia anche i «primi segnali tangibili di un cambio di rotta verso l’adozione di soluzioni a zero emissioni», con le immatricolazioni quintuplicate rispetto al 2022 ma ancora ridotte, mentre in caduta libera, con un meno 64 per cento, è la quota dei veicoli a gas naturale.

L’importanza del rinnovamento

Proprio «alla luce di questo orientamento che comincia a recepire l’importanza rappresentata da un trasporto sostenibile, è imprescindibile il sostegno fattivo al rinnovo del parco veicolare», prosegue Starace, «Pertanto rinnoviamo l’invito urgente a rendere concrete le intenzioni dichiarate dal Governo, che a più riprese ha ribadito l’importanza strategica del trasporto e della logistica per l’economia del Paese, attraverso l’istituzione di un tavolo permanente con gli stakeholders. Mai come in questo momento storico, serve concretezza che può manifestarsi attraverso l’accoglimento della proposta di un Fondo ad hoc pluriennale, a più riprese sollecitata ma sinora rimasta inascoltata».

STARACE DAF

Ed è con questo auspicio che si è chiuso un 2023 che, numeri alla mano, ha mostrato una tendenza alla crescita in ogni segmento di mercato. Aumentano infatti i commerciali fino a 3,5 ton, le cui vendite dovrebbero confermare un consolidato superiore alle 200 mila unità, con un rialzo del 24,4 per cento. Ma chiude in positivo, con oltre 4.800 veicoli, corrispondenti al più 8 per cento circa, anche quella fascia tra le 3,5 e le 16 ton, che negli ultimi dieci anni ha sempre mostrato grande sofferenza. Decisamente marcato è il balzo nel comparto sopra le 16 ton.

Numeri in positivo per (quasi) tutti

Anche in questo caso la crescita è a doppia cifra: più 12,3 per cento, corrispondenti, come evidenziato nella tabella di questa pagina, a un totale di quasi 24 mila unità, vale a dire oltre 2.600 veicoli in più rispetto allo scorso anno.

A spingere le vendite sono tutti i marchi ad eccezione di Renault Trucks (che perde l’11,5 per cento). Vola Iveco, che si migliora di 14,9 punti confermando la leadership del mercato italiano con una quota del 28,5 per cento. Ma crescono significativamente anche Scania (più 10,5 per cento), che ritorna così a battagliare sul filo di lana con Volvo (che cresce un po’ meno) per la leadership tra i marchi d’importazione,  Ford Trucks (più 18,2) e Daf (più 11,8), mentre Mercedes si limita ad un ritocco verso l’alto di 4,3 punti. Discorso a parte per Man che mette lì un più 38,1 per cento frutto della ritrovata piena disponibilità  di prodotto mancata l’anno precedente.

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