Si è tenuta oggi a Roma l’annuale conferenza stampa di UNRAE, l’Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri. Un momento atteso soprattutto dal mondo del passenger car, naturalmente, ma che offre spunti interessanti anche sui veicoli commerciali. Settore, quest’ultimo, che nel 2023 ha ripreso a crescere con decisione: da gennaio a novembre sono stati immatricolati quasi 179mila veicoli (tra commerciali e industriali), a fronte dei 160mila dell’intero 2022. Le previsioni parlano di un +21,9% anno su anno, in recupero verso un 2022 che era stato un anno di sofferenza.

Il dato forse più significativo è il ritorno ai volumi di immatricolazioni pre-Covid, che ancora è lontano dai radar per quanto riguarda le auto. Ma ci torneremo. Più preoccupanti, invece, le previsioni della stessa UNRAE per l’andamento dei veicoli commerciali nel 2024, quando ci si attende una crescita nell’ordine del 2,6% sull’anno in corso: decisamente più contenuta rispetto a quest’anno.

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Secondo l’UNRAE soffre ancora il settore auto

Tra le auto, dunque, non è bastato un anno di crescita continua, mese su mese, per raggiungere livelli di immatricolazioni consueti prima della pandemia in Italia: a novembre la quota è ancora inferiore di oltre 320mila unità rispetto al 2019 e le previsioni per gli anni a venire non sono incoraggianti, con una situazione si stagnazione sostanziale fino – dice UNRAE – al 2027.

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Michele Crisci, Presidente UNRAE

“Si parla di transizione sostenibile economicamente in toni catastrofistici, ma in realtà non è una minaccia bensì una opportunità di crescita per l’industry e tutto l’indotto”, ha sottolineato il Presidente dell’UNRAE Michele Crisci. “Il 2035 è stato ingiustificatamente demonizzato ma è sufficientemente lontano per pianificare con efficacia lo sviluppo e la riconversione dell’automotive in Italia, verso le nuove tecnologie motoristiche e di sistemi software per la nuova mobilità”. Il rischio di restare immobili (e di restare indietro rispetto agli altri Paesi europei e alle altre aree del mondo) è tangibile e deve essere scongiurato, anche e soprattutto per salvaguardare le eccellenze industriali dell’automotive italiano.

Transizione energetica e incentivi da cambiare

A Roma si è naturalmente parlato di transizione energetica, che in Italia “si è incagliata e le emissioni di CO2 non scendono dal 2021 quando, con le nuove immatricolazioni, dal minimo di 113,7 g/Km raggiunto a settembre 2021, siamo ora risaliti a 117,2 g/Km. Il nodo è soprattutto lo schema degli incentivi, che non sta funzionando e a fine anno presenterà un avanzo del 72,5% dei fondi disponibili per le vetture 0-60 g/Km”, ha spiegato il direttore generale dell’UNRAE, Andrea Cardinali.

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Andrea Cardinali (UNRAE)

Non è un caso che, guardando ai dati diffusi, appunto, da UNRAE sui veicoli commerciali la transizione verso le alimentazioni alternative pare, se non al palo, sicuramente rallentata. Nei primi 10 mesi del 2023 la quota di veicoli diesel sul totale immatricolato è cresciuta di 4 punti percentuali (dal 76 all’80%), è calata quella degli ibridi (da 11,2 a 8,5%) ed è cresciuta di un solo punto percentuale, fino al 3,4% quella degli elettrici.

C’entra lo schema degli incentivi, che secondo UNRAE semplicemente “non funziona”. Va eliminato, secondo l’associazione, l’attuale obbligo di rottamazione per l’acquisto di veicoli elettrici, che sta decisamente frenando l’accesso. Incentivi che vanno anche estesi ad alimentazioni diverse dall’elettrico. Per quanto riguarda i veicoli industriali, l’urgenza è quella, già sentita, del ricambio di un parco circolante sempre più anziano. Come sottolineato anche poco tempo fa di concerto con le altre associazioni dell’autotrasporto, al Governo si chiede la disponibilità di un fondo ad hoc pluriennale, quantificato in almeno 700 milioni di euro, per il rinnovo del parco dei veicoli industriali, elevando il contributo per l’acquisto di veicoli a zero emissioni ad almeno 80mila euro.

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