Nei primi 100 giorni del nuovo governo sembrava che tra il MIT, il ministero delle Infrastrutture dei Trasporti, e la rappresentanza dell’autotrasporto – nello specifico, le sigle riunite sotto UNATRAS – ci fosse accordo pressoché totale. Galeotto fu, ma al contrario, il giorno di San Valentino, scelto dalla stessa UNATRAS per pubblicare una lettera piuttosto dura nei confronti del ministero presieduto da Matteo Salvini.

UNATRAS si dice “delusa” dal fatto che a due mesi dall’incontro tra le parti non siano state ancora messe in pratica quelle azioni “a sostegno della tutela del comparto dell’autotrasporto” che erano state invece annunciate. Misure che si rendono piuttosto urgenti, sempre secondo UNATRAS, visto l’aumento dei costi di gestione e la questione del caro gasolio, tutt’altro che risolta a un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina.

“Le imprese di autotrasporto abbandonate al loro destino”

“Le scriventi federazioni nazionali, aderenti al coordinamento UNATRAS, non possono non rappresentare il malcontento diffuso che si registra sui territori per la mancata erogazione delle importanti risorse, rese disponibili dall’Esecutivo, ma non ancora fruibili per mancanza dei correttivi necessari per la loro pratica spendibilità”, scrive UNATRAS. “Le imprese di autotrasporto si sentono abbandonate al loro destino, a dover far fronte ad una situazione
insostenibile dopo aver ricevuto promesse e rassicurazioni sull’imminente spendibilità delle risorse a loro destinate”.

UNATRAS si riferisce a 310 milioni di euro, 200 milioni dei quali previsti dalla Legge di Bilancio 2023, per contrastare il caro carburanti. “Il rischio che la situazione possa degenerare e produrre forme di protesta incontrollate, come quelle
registrate lo scorso anno
, dovute all’esasperazione di chi non ce la fa più, è ormai palpabile. A tal fine ci corre l’obbligo informarla che UNATRAS ha già deciso la convocazione dei propri organi esecutivi per valutare le eventuali iniziative di autotutela più opportune”.

La richiesta è quella di un incontro urgente per scongiurare, appunto, azioni di protesta che sembrano oggi meno lontane rispetto a qualche mese fa.

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