A pochissimi giorni dal tavolo di confronto avviato dalla presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, Federauto celebra a Milano un convegno sull’evoluzione della sostenibilità dell’autotrasporto che coinvolge gran parte della filiera automotive italiana. Ci sono, ovviamente, i dealer, ma anche le associazioni di settore, i costruttori (tutti) di truck operanti in Italia e diversi esponenti politici impegnati in Italia e soprattutto in Europa.

Il mondo dell’autotrasporto al gran completo riunito da Federauto

Praticamente tutti i relatori che si sono alternati nel corso della giornata si sono detti d’accordo sulla necessità di rimettere radicalmente in discussione l’architettura immaginata e (ad oggi) confermata dall’Europa per la riduzione delle emissioni nel trasporto, sia leggero che pesante. Un concetto sintetizzato con chiarezza dal padrone di casa, il presidente di Federauto Massimo Artusi, che ha parlato di “clienti perplessi, confusi e intimoriti nel fare gli investimenti necessari per portare avanti il loro business”.

Massimo Artusi Federauto
Massimo Artusi, presidente di Federauto

Sul banco degli imputati la supposta coincidenza tra transizione energetica ed elettrificazione su cui poggia il regolamento europeo. “Gli impianti di ricarica fast sono praticamente inesistenti. Inoltre, i veicoli elettrici hanno un’obsolescenza elevatissima rispetto a quelli tradizionali. Il dialogo strategico lanciato qualche giorno fa da Ursula von der Leyen è un’ottima notizia ma deve seguire le indicazioni che vengono dal mercato e, soprattutto, deve includere anche i concessionari, che invece non sono stati finora coinvolti”.

Un progetto di transizione utopistico

Senza troppi giri di parole, il programma delineato dalla Commissione UE viene definito da Artusi “utopistico” proprio alla luce delle indicazioni che stanno emergendo dal mercato, che si tratti di camion, così come di van o anche di auto. Il 2024 ha evidenziato come i numeri delle immatricolazioni elettriche abbiano fatto addirittura marcia indietro in quasi tutti i segmenti. In Italia come in diversi paesi europei. E allora Federauto (spalleggiata dalla federazione continentale di settore AECDR) mette sul tavolo tre proposte, a partire dall’eliminazione delle multe per i costruttori che non raggiungeranno gli obiettivi di riduzione delle emissioni fissate a livello continentale e calcolate in 15 miliardi di euro a partire da quest’anno. Costo insostenibile per aziende che “vivacchiano in uno stato larvale”, come evidenziato dallo stesso Artusi.

federauto-convegno

La seconda proposta è la richiesta di una verifica anticipata sull’efficacia delle misure immaginate dall’Europa per poterle eventualmente modificare. Richiesta, questa, avanzata dal governo italiano che ha trovato l’avallo di altre sette nazioni. L’ultima proposta si rifà al cosiddetto rapporto Draghi e al fatto che le istituzioni dovrebbero sì fissare gli obiettivi di decarbonizzazione, lasciando all’industria la scelta sulle strade tecnologiche da perseguire per raggiungerli.

Il concetto è quello più volte ribadito dalle associazioni di categoria, in primis, ma anche dal governo italiano più di recente: occorre un cambio di approccio radicale dal sistema di calcolo basato sulle emissioni allo scarico (quello scelto dall’Europa) all’intero ciclo di vita dei prodotti, in questo caso dei carburanti. Insomma, dal tank-to-wheel al well-to-wheel. Con il recupero dei biocarburanti nel novero dei sistemi ammessi per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. Sarà questa, crediamo, la madre delle battaglie che verranno combattute a livello politico in Europa nei prossimi mesi e nei prossimi anni.

La rappresentanza politica

Lo hanno ribadito con forza i diversi relatori politici intervenuti al convegno di Federauto a Milano (tutti di centro-destra, in ottemperanza all’attuale maggioranza): da Carlo Fidanza ai parlamentari europei Massimiliano Salini, Silvia Sardone, Nicola Procaccini e Isabella Tovaglieri. Il deputato Luca Squeri (Forza Italia) ha invece cavalcato un’altra argomentazione per esprimere il dissenso sul percorso definito dalla Commissione UE e avallato dal Parlamento, cioè che la rilevanza dell’Europa in un contesto globale, in termini di emissioni generate, è risibile o quasi.

federauto-convegno

Anche le associazioni di settore non si sono sottratte al dibattito: Assotir, Confartigianato Trasporti, ANITA, CNA FITA, FIAP e FAI hanno partecipato alla giornata milanese tramite i loro rappresentanti, ribadendo di fatto lo scontento del settore circa una transizione non semplice da conciliare con le esigenze di business delle aziende. Sull’elettrificazione, perentorio il commento del presidente di ANITA, Riccardo Morelli: “Vediamo che le scelte della committenza quando si tratta di veicoli elettrici vengono fatte sempre più su base emotiva e non logica. I risultati, in questo momento, sono abbastanza miseri sulle lunghe percorrenze, mentre sono più interessanti per il trasporto dell’ultimo miglio”. Anche il segretario generale di FIAP, Alessandro Peron, richiama la centralità della committenza, voce che continua a mancare ai tanti dibattiti organizzati sul tema. “La transizione energetica nell’autotrasporto ha un costo, e dobbiamo ancora capire se la committenza vuole contribuire a sostenere questo costo, che non può ricadere evidentemente solo sui consumatori: la questione cruciale è tutta qui”.

Gli otto costruttori protagonisti di una tavola rotonda

Massimo Artusi e Federauto sono quindi riusciti a mettere attorno a un tavolo lo stato maggiore delle “otto sorelle”, cioè i costruttori di truck che operano in Italia. Occasione ghiotta per tastare il terreno in tema di transizione energetica, non pienamente sfruttata però anche perché il dibattito è stato piazzato nel pomeriggio come ultimo tra tutti quelli in programma. Non sono emersi particolari spunti di novità per gli addetti ai lavori: quasi tutte le Case hanno investito tanto sia sulla maggiore efficienza dei motori diesel, sia sullo sviluppo di soluzioni elettriche che sono inevitabilmente molto più costose dei veicoli omologhi con motore termico.

federauto-convegno

È stato citato il caso di Milence, la joint venture creata da Volvo, Daimler e Traton per realizzare l’infrastruttura di ricarica per truck in Europa, con il primo hub italiano che dovrebbe essere inaugurato per la metà di questo mese. Va, insomma, evitata, secondo i costruttori, la demonizzazione dell’elettrico – tendenza sempre più imperante di questi tempi, a più livelli – che sarà certamente una delle opzioni per l’autotrasporto di domani. E sulle multe, la speranza è che qualcosa possa cambiare, altrimenti a pagare sarà la competitività dell’intero sistema. Quanto meno in Europa.

In primo piano

[Video] Vi raccontiamo lo Scania 40 R Electric

Il camion elettrico di Scania ospita sei pacchi batterie con tecnologia NMC che promettono oltre 400 km di autonomia. In cabina domina il comfort, mentre il pacchetto di servizi digitali Scania è pensato per agevolare la transizione alle aziende di trasporto. E ci sono i primi casi di successo.

Articoli correlati