Non sembra esserci pace per il valico più importante dell’intero arco alpino: sull’annosa questione dei divieti Brennero da parte austriaca, inaspriti a partire dallo scorso gennaio e riguardanti i mezzi pesanti di qualunque classe ambientale (anche Euro 6D) transitanti in Tirolo durante il periodo notturno, è intervenuta di nuovo la Camera di Commercio di Bolzano. Il parere legale che l’ente dell’Alto Adige, da sempre in prima linea insieme a numerose associazioni di categoria italiane, ha chiesto a un esperto di diritto comunitario, il Prof. dott. Peter Hilpold, non lascia adito a dubbi: il divieto settoriale di circolazione viola il principio della proporzionalità e di conseguenza contrasta con il diritto comunitario, rappresentando quindi una violazione del principio fondamentale del libero traffico di merci all’interno dell’UE.

Brennero

Divieti Brennero in contrasto con diritto comunitario

Con oltre 40 milioni di tonnellate di merci in transito all’anno (dati del 2018) e più di 4,5 milioni di Tir all’anno che non hanno come origine né destinazione l’Austria, la questione dei divieti Brennero rappresenta uno snodo cruciale per il settore, poiché ha impattato negativamente sull’organizzazione dei viaggi nonché sull’economia di numerose aziende di trasporti. Ed è proprio per questo insieme ai propri partner italiani ed esteri la Camera di commercio di Bolzano si batte da anni per un traffico merci libero e sostenibile lungo l’asse del Brennero.

Il perno attorno a cui ruota l’analisi di Hilpold è la sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) in merito al divieto settoriale di circolazione in vigore nel 2011. In tale sentenza la CGUE stabilì i criteri con i quali misurare la conformità del divieto settoriale di circolazione con il diritto comunitario. Nel 2011 la CGUE concluse che i criteri di proporzionalità delle misure restrittive, in cui sostanzialmente devono essere bilanciate svariate esigenze giuridiche, non risultavano soddisfatti e che il divieto settoriale di circolazione era dunque in collisione con il diritto comunitario.

I danni alle imprese altoatesine e italiane sono ingenti

Tra le motivazioni che hanno spinto l’Austria ad introdurre i divieti Brennero sui mezzi pesanti ci sono anche quelli legati ai “beni compatibili con il trasporto su rotaia”, più sostenibile e per questo favorito. Nell’analisi di Hilpold la scelta in questione è stata valutata come “arbitraria e discriminante”: l’esempio fatto riguarda le industrie altoatesine che hanno a che fare con i cereali (tra i beni di cui prima), colpite duramente dai divieti settoriali del Brennero.

Inoltre, non risultano essere state prese misure precise per evitare l’abuso e l’elusione del divieto da parte delle aziende tirolesi. Tematica, quest’ultima, ripresa anche dalla Commissione Europea che, nel rispondere ad un’interrogazione parlamentare, ha precisato di non conoscere misure o provvedimenti presi a tale scopo nonostante nel 2009 l’Austria avesse assicurato alla CGUE l’introduzione delle stesse.

La diatribe delle deroghe sui divieti Brennero

Sempre per quanto riguarda il pericolo di abuso ed elusione, l’inclusione di traffici a lunga distanza nelle deroghe che in origine erano previste per il traffico regionale, è in netto contrasto con l’intera logica dell’eccezione prevista per il traffico regionale e non regge quindi di fronte al diritto comunitario.

Inoltre, alla luce delle dichiarazioni ufficiali del Governo tirolese, che come obiettivo delle restrizioni non raffigurano primariamente l’inquinamento bensì la riduzione dei transiti di autocarri in Tirolo, l’idoneità dei divieti di circolazione come limitazione conforme al diritto comunitario va messa sostanzialmente in discussione, in quanto la limitazione del transito in sé non è un obiettivo degno di tutela per il diritto comunitario. Tra l’altro, in merito alle motivazioni legate alla riduzione dell’inquinamento, va ribadito che i valori delle polveri sottili al Brennero – come sottolineato da Conftrasporto – sono sostanzialmente rimasti invariati nel 2020, nonostante la diminuzione dei traffici dettata dalla crisi pandemica.

L’11 febbraio il parere legale sarà presentato anche in Germania alla presenza dell’Europarlamentare Markus Ferber e del Ministro dei Trasporti bavarese Kerstin Schreyer.

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