La Commissione Europea ha reso disponibili le linee guida europee per assicurare la libera circolazione delle merci, attraverso le cosiddette “corsie verdi”, durante l’emergenza coronavirus, cercando quindi di fare chiarezza in un momento estremamente confusionario affinché non si ripetano i brutti episodi di qualche giorno fa, con frontiere sigillate (Austria e Slovenia) e code chilometriche di Tir causate dalla scarsa organizzazione dei controlli sanitari. Queste nuove direttive europee arrivano a pochi giorni dalla pubblicazione della circolare del Ministero dei Trasporti in cui venivano illustrate le linee guida unitarie per il settore dei trasporti italiano, richieste a gran voce, e a più riprese, da tutte le associazioni di categoria sin dall’inizio della crisi.

Le linee guida europee devono favorire un approccio collettivo e internazionale alla crisi

“Le nostre linee guida sono finalizzate a proteggere le catene di approvvigionamento dell’UE in questi difficili circostanze – ha esordito Adina Vălean, la commissaria europea dei trasporti – affinché le merci e gli autotrasportatori siano in grado di spostarsi ovunque debbano andare senza subire ritardi. Un approccio collettivo e coordinato al trasporto internazionale oggi è più importante che mai.

Vălean ha poi aggiunto che “le corsie verdi sono anche specificamente progettate per tutelare gli autotrasportatori, in prima linea in questa crisi. Le linee guida cercheranno di alleviare la loro già stressante mansione e porteranno più sicurezza e organizzazione al loro lavoro”.

I punti principali delle linee guida europee secondo Conftrasporto

Le linee guida europee sono state prontamente recepite da Conftrasporto che ha poi provveduto a mettere in evidenza i punti salienti del documento rilasciato da Bruxelles.

In prima battuta “per garantire che le catene di approvvigionamento dell’UE continuino a funzionare, gli Stati membri sono tenuti a designare, senza indugio, tutti i pertinenti valichi di frontiera interna sulla rete transeuropea di trasporto (TEN-T) come valichi di frontiera “corsia verde”. I valichi di frontiera verdi dovrebbero essere aperti a tutti i veicoli merci, qualunque sia la merce che trasportano. L’attraversamento del confine, compresi eventuali controlli e controlli sanitari, non dovrebbe richiedere più di 15 minuti”.

“Le procedure ai valichi di frontiera verdi dovrebbero essere ridotte al minimo e snellite secondo quanto strettamente necessario. I controlli e lo screening dovrebbero essere effettuati senza che i conducenti debbano lasciare i loro veicoli e i conducenti stessi dovrebbero sottoporsi a controlli minimi. Ai conducenti di veicoli merci non dovrebbe essere richiesto di produrre documenti diversi da quelli di identità  e dalla patente di guida e, se necessario, una lettera dal datore di lavoro. La presentazione/visualizzazione elettronica dei documenti dovrebbe essere accettata”.

L’obiettivo di questi primi due punti è quello di evitare situazioni di particolare stress per gli autisti, come quelle che si erano venute a creare tra l’11 e il 12 marzo al confine del Brennero, con code di tir di 50 km che arrivavano addirittura fino a Bressanone

linee guida
La mappa del TEN-T, il Trans-European Transport Network

Nessuna discriminazione per i conducenti

“Nessun veicolo merci o conducente dovrebbe subire discriminazioni, indipendentemente da origine e destinazione, nazionalità del conducente o paese di immatricolazione del veicolo. Alla luce della situazione attuale, gli Stati membri sono inoltre invitati a sospendere temporaneamente tutte le restrizioni di accesso stradale attualmente in vigore nel loro territorio, come i divieti di fine settimana, di notte e settoriali”. Disposizioni che, come purtroppo abbiamo modo di vedere nelle scorse settimane, non solo sono state disattese dalla altre nazioni con fermi coatti a nostri autisti, ma anche sul territorio italiano, con committenti che si rifiutavano di far accedere gli autotrasportatori nei loro locali, perfino per andare in bagno.

Infine i riflettori vengono puntati sulle certificazioni e la necessità di uno snellimento burocratico per garantirne la validità, soprattutto in un momento delicato come quello che stiamo vivendo: “I certificati di competenza professionale riconosciuti a livello internazionale dovrebbero essere considerati sufficienti per dimostrare che un lavoratore è attivo nel trasporto internazionale. In assenza di tali certificati (non tutti i conducenti internazionali ne hanno uno), dovrebbe essere accettata una lettera firmata dal datore di lavoro”. Direttiva, quest’ultima, a cui il nostro Ministero aveva già provveduto con la proroga della validità della Cqc, delle certificazioni professionali (Adr) nonché con la posticipazione delle date valide per sostenere l’esame e il rinnovo della patente.
 

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