Trenta associazioni europee del settore automotive, tra cui ANFIA, ma anche l’IRU, chiedono formalmente con un documento inviato alle massime istituzioni UE il riconoscimento dei carburanti rinnovabili nel computo delle tecnologie considerate a zero emissioni. La richiesta, almeno inizialmente, riguarda il segmento delle auto e dei veicoli commerciali leggeri, per i quali resta, al momento, lo stop alla produzione di veicoli con motore termico a partire dal 2035.

“I firmatari sostengono un approccio tecnologicamente neutrale, in cui la mobilità elettrica rappresenti il percorso principale per la decarbonizzazione degli autoveicoli leggeri”, riassume ANFIA. “Pertanto, chiediamo una flessibilità maggiore negli standard di riduzione delle emissioni di CO₂. Oltre alla mobilità elettrica, i carburanti rinnovabili svolgeranno un ruolo indispensabile nel raggiungimento degli obiettivi climatici e, di conseguenza, il loro contributo deve essere integrato anche all’interno degli standard di riduzione sulle emissioni di CO₂“.

Neutralità tecnologica, i punti cardine del documento inviato alla UE

Questi, in estrema sintesi, in punti evidenziati nel documento che è stato reso noto nella giornata di oggi, 20 novembre:

  • Parità di trattamento tra veicoli nuovi e veicoli già in circolazione. I firmatari chiedono di applicare le normative sul clima a tutti i veicoli, quindi considerando i carburanti provenienti da fonti rinnovabili come ‘green’ anche per i veicoli di nuova produzione.
  • Introduzione di un Carbon Correction Factor (CCF). Attualmente, non si fa distinzione tra i veicoli con motore a combustione interna, indipendentemente dal carburante utilizzato. Le associazioni chiedono, invece, di tener conto del tipo di carburante utilizzato e della sua provenienza, stimando al momento nel 5 per cento la quota di carburanti di provenienza ‘bio’ sul totale.
  • Riconoscimento dei veicoli alimentati esclusivamente con biocarburanti come veicoli a emissioni zero. Si chiede di parificare, sostanzialmente, i carburanti rinnovabili a elettrico e idrogeno, anche a livello di tassazione. “L’apertura anticipata del mercato darebbe un impulso decisivo agli investimenti”, scrivono i firmatari.
  • Introduzione di una definizione giuridica unitaria dei carburanti rinnovabili. Al momento non c’è una definizione unitaria che possa aiutare a fare chiarezza.
  • Graduale incremento dei requisiti di riduzione della CO2 per i carburanti rinnovabili. Si chiede, insomma, una traiettoria di lungo periodo per i nuovi impianti di produzione, garantendo che gli investimenti nelle strutture esistenti non vengano compromessi. Questo consentirebbe di dare un impulso agli investimenti in nuovi impianti produttivi ad alta efficienza.

“Una politica climatica europea efficace necessita di strumenti aperti alle diverse tecnologie e di un contesto normativo che favorisca gli incentivi. Le proposte sopracitate delineano una prospettiva a lungo termine, urgentemente necessaria per l’espansione dei carburanti rinnovabili nel trasporto stradale, rafforzando in modo sostenibile gli investimenti, l’innovazione e la capacità industriale”, conclude la lettera inviata alla UE.

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