Le imprese di trasporto riunite sotto l’ala di ANITA (Associazione Nazionale Imprese Trasporti Automobilistici) hanno scritto una lettera al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli. L’intento è illustrare le difficoltà che tutto il settore sta affrontando nella fase di ripartenza dopo il lockdown. Ma, nel caso dell’autotrasporto, lasciatecelo dire, più che di “ripartenza” si può parlare di “continuità”, a ragion veduta.

Un settore che, come non abbiamo mai smesso di dire, non si è mai fermato, garantendo approvvigionamenti e medicinali in un momento storico senza precedenti.

“Spirito di servizio e abnegazione ci hanno contraddistinto in questa situazione – dicono i trasportatori nella missiva -. Abbiamo offerto i servizi di trasporto indispensabili al Paese a condizioni antieconomiche per noi stessi”.

E, rivolgendosi direttamente alla ministra, hanno ricordato che “non deve pensare che l’aver continuato a lavorare ci abbia messo in salvo dalle perdite aziendali. Siamo stati orgogliosi per le sue parole, ma anche un po’ amareggiati nel constatare che ci voleva un’epidemia per dargliene contezza. Da mesi invano chiediamo misure di sostegno specifiche per il nostro settore”.

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Photo by Robin Pierre

Autotrasporto, le dimenticanze del Governo sulle esigenze del settore

Esordisce il Presidente di ANITA Thomas Baumgartner nel comunicato con cui è stata illustrata l’iniziativa dei trasportatori.

“Abbiamo accolto una richiesta più che legittima, frutto di una profonda preoccupazione che le imprese di autotrasporto merci e logistica avvertono. Questo, di fronte a un Governo che sembra aver dimenticato le esigenze specifiche del settore nell’impostare il rilancio economico del Paese” 

E prosegue poi, sempre Baumgartner.

“Lo abbiamo fatto perché le imprese sono la nostra forza e la nostra ragion d’essere. Un modo per ricordare che dietro l’Associazione ci sono proprio loro che, con le rispettive attività, tengono accesi i motori dell’economia italiana. Non solo:  garantiscono l’export al made in Italy e svolgono servizi di interesse generale per la collettività, come hanno ampiamente dimostrato in questo difficilissimo periodo”.

La situazione post Covid-19, in effetti, si sta dimostrando complicatissima, e non solo per le imprese di trasporti. Certo, nulla di inaspettato: economisti e analisti avevano già predetto che la ripresa sarebbe stata difficile con i nodi che, molto probabilmente, si intricheranno ancora di più a settembre, mese cardine indicato da molti, come possibile inizio di una polveriera sociale, il punto di partenza di un vero e proprio “autunno caldo”. Molteplici le possibili cause: dalla fine della stagione turistica, particolarmente complessa a causa del crollo degli arrivi, alla conclusione di alcune misure assistenziali previste dai decreti di marzo e aprile.

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Le misure vitali per le imprese di trasporti

Ed è proprio sugli aiuti contenuti nei decreti (in particolare nel tanto chiacchierato DL Rilancio) che ANITA poi si sofferma, chiedendo “risposte tempestive al Ministero dei Trasporti sulle principali misure d’interesse generale per la categoria, dalle più semplici alle più complesse, molte di queste a costo zero per lo Stato, come l’eliminazione dei divieti di circolazione di sabato e festività infrasettimanali, la possibilità di fare la revisione dei mezzi pesanti presso officine private, la digitalizzazione delle lettere di vettura oppure l’utilizzo di mezzi più lunghi come già in atto in altri paesi europei, oltre a quelle di sostegno economico richieste per evitare che il trasporto merci e la logistica sprofondino in una crisi senza precedenti”.

Gli autotrasportatori non chiedono  “solo ristori economici, ma anche innovazioni e misure di semplificazioni a costo zero per lo Stato” che si rivelerebbero di fondamentale utilità per tutto il settore. Le imprese hanno ribadito che in questo momento si ritrovano “con un pugno di mosche in mano, mentre la crisi economica avanza”.

“Vogliamo risposte e non solo rinvii a successivi decreti in cui (forse) ci sarà qualcosa per noi – conclude la missiva. Non dimentichi mai che i tempi della politica e della burocrazia uccidono le nostre aziende”.

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