Lo sciopero nazionale dei Gestori degli impianti di rifornimento carburanti, previsto tra il 14 e il 16 dicembre, è in corso di svolgimento e proseguirà fino alle 14.00 sulla viabilità autostradale e fino alle ore 15.00 sulla rete ordinaria. Le Organizzazioni di categoria che l’hanno indetto – Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio – hanno reso noto i primi dati parziali sulla partecipazione dei benzinai alla serrata. Con l’80% di aderenze sulla rete ordinaria e oltre il 90% lungo le autostrade è emersa una partecipazione massiccia della Categoria su tutto il territorio nazionale. E le associazioni avvertono: in assenza di misure concrete e rapide (ancora tutte sul tavolo e tra le ipostesi) per un settore che dà lavoro a più di 100.000 addetti in Italia, lo stato di agitazione proseguirà anche a gennaio.

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Sciopero benzinai, aderenza diffusa su tutto il territorio

I dati sulle aderenze allo sciopero benzinai, fanno sapere le Organizzazioni, non comprendono gli impianti e dalle aree di servizio gestite direttamente dalle compagnie petrolifere o di quelle che rimangono aperte per garantire i livelli minimi di servizio, così come prescritto dal codice di autoregolamentazione depositato presso la Commissione di garanzia per lo sciopero nei servi pubblici essenziali.

Al di là della riuscita dello sciopero, praticamente scontata, ciò che emerge è «un forte segnale di sofferenza che giunge dalle migliaia di piccole imprese di gestione sparse lungo il territorio italiano». Nella nota congiunta viene rimarcata l’assoluta urgenza di provvedimenti che possano in qualche modo dare ossigeno alle imprese, come largamente richiesto dal mondo del lavoro, sia autonomo che dipendente.

Mancano ancora i provvedimenti richiesti dal settore

Tuttavia, nonostante «la convocazione, fuori tempo massimo, di un tavolo sulla ristrutturazione della rete di interesse per tutto il settore»  annunciata dalla Sottosegretaria al Mise l’On. Morani, la categoria dei benzinai non è ancora stata ammessa nei cosiddetti “Decreti Ristori”, giunti alla versione Ter e di cui si sta già organizzando la Quater. L’esclusione inziale, va ricordato, era proprio tra le cause dello scoppio della protesta.

Stando infatti a quanto riportato dalle Organizzazioni in un’altra nota infuocata, il rinvio dei tanti agognati provvedimenti economici per il settore ad «un “tavolo per la riforma del settore” di cui si favoleggia da decine di anni inutilmente ed a prossimi provvedimenti (il cosiddetto “fondone”)», potrebbe far sì che le prime bozze, nella migliore delle ipotesi, non arrivino prima della primavera del 2021.

Per i benzinai e il mondo dei trasporti una crisi nella crisi

Per quanto riguarda i proclami del Governo, «si tratta, con ogni evidenza, di mere intenzioni – tuonano le Organizzazioni – che suonano come una beffa alle orecchie di una categoria di lavoratori che pure ha garantito l’esercizio del pubblico servizio essenziale per la comunità dall’inizio dell’emergenza pandemica, assumendo l’onere di costi sostanzialmente insopprimibili, pur dovendo lamentare una caduta verticale dei volumi di vendita che attualmente si aggirano intorno al 60% sulla viabilità ordinaria ed all’80% su quella autostradale, dove peraltro il servizio deve essere garantito h24 e 7 giorni su 7».

La crisi economica e di liquidità che ha investito gestori e piccoli imprenditori costringerà «già nei prossimi giorni a chiudere progressivamente le attività, che oggi assicurano l’impiego di oltre 100.000 addetti in tutta Italia, per l’impossibilità di approvvigionarsi di prodotti. Di qui -conclude il comunicato- l’inevitabile conferma dell’agitazione già proclamata, a cui saranno fatte seguire altre già dal prossimo mese di gennaio». I rischi per la mobilità generale e, in particolar modo, per l’autotrasporto sono altissimi. Il rischio, a questo punto, è l’innesco di un’ulteriore crisi all’interno di quella già in atto

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