Non si ferma la battaglia in Francia contro i ‘piedi pesanti’. Parliamo di quei conducenti – di auto, moto e camion – che non riescono a fare a meno della velocità e del rischio. Lo stesso che, però, va ad impattare anche sull’incolumità degli utenti più rispettosi. Consapevole del ruolo fondamentale svolto dalla prevenzione nella sicurezza stradale, la Gendarmeria francese ha iniziato una campagna di privatizzazione dei controlli. Ha delegato l’utilizzo di alcuni autovelox altamente tecnologici a un società privata. Ma non sono mancate le critiche.

Francia

Francia, al via la privatizzazione dei controlli

Uscita dal pasticcio della riduzione a 80 all’ora del limite di velocità lungo le statali (le route nationale), la Gendarmeria ha cominciato quindi a mettere su strada in Normandia le prime ‘auto civetta’ (quindi senza segni che le contraddistinguano dagli altri veicoli privati) dotate di radar e gestite da una società privata. Vetture che in tre mesi hanno già totalizzato oltre 200 mila chilometri, elevando alcune migliaia di verbali a camion, furgoni e auto.

La tecnologia al servizio della sicurezza stradale

Quello in funzione è un sistema di autovelox mobile, corredato di microtelecamere ad altissima definizione. Non sono previsti interventi dell’operatore: il sistema misura la velocità a cui si viaggia col satellite, dispone di un database con i limiti di velocità a seconda del tipo di veicolo, legge col laser quella dei mezzi che incrocia, fotografa e registra le infrazioni e le trasmette in automatico alla centrale tramite 4G.

Un dispositivo costoso, che i gendarmi usavano solo un paio d’ore al giorno. Di qui, l’idea di affidare la sorveglianza a una società privata, i cui autisti devono solo guidare le auto, a turno, 24 ore su 24, lungo itinerari che non conoscono in anticipo e che il server centrale comunica loro sul navigatore di bordo.

Le proteste dei guidatori

Sistema che azzera il rischio di danneggiamento degli autovelox fissi, vandalizzati in gran quantità negli ultimi due anni, e moltiplica per dieci la capacità di controllo sulle strade. A lanciare l’allarme, però, sono le associazioni di difesa dei guidatori, secondo le quali si moltiplica per dieci anche il numero dei verbali, che già nel 2019 avevano raggiunto quota un milione e mezzo

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