Che l’autotrasporto italiano sia, purtroppo, in grandissima difficoltà a causa dell’emergenza coronavirus è cosa nota, rimarcata da tutte le associazioni di categoria più e più volte nell’ultimo mese, tra committenti che pagano a babbo morto anche per ordini precedenti alla crisi, lungaggini burocratiche che spostano sempre più in là l’arrivo della liquidità necessaria per non affondare e misure di sicurezza precarie a causa della carenza di dispositivi sanitari.

Ora al coro di allarmi si aggiunge anche Confartigianato Trasporti: “Sta diventando insostenibile il trasporto delle merci, anche di quelle essenziali. L’autotrasporto italiano è al collasso”, sostiene il Presidente di Confartigianato Trasporti Amedeo Genedani nell’appello lanciato al Governo in cui sono state raccolte  migliaia di segnalazioni provenienti dalle imprese associate da diverse parti del territorio nazionale, comprese le isole, da cui i trasporti delle merci sono divenuti insostenibili, nonostante il decreto ministeriale di marzo li permetta e vieti solamente lo spostamento di persone, se non per i motivi di urgenza e necessità indicati nei Dpcm.

Confartigianato Trasporti

L’allarme di Confartigianato Trasporti

“Da un lato la crisi di liquidità nelle casse aziendali dovuta alla mancanza dei pagamenti da parte dei committenti, dall’altra l’aumento dei costi e l’impossibilità di bilanciare le perdite con i viaggi di ritorno stanno di fatto comportando il collasso del settore” esordisce Genedani nella nota rilasciata in mattinata.

“Fino ad oggi l’autotrasporto, che l’emergenza dovuta al Covid-19 ha fatto finalmente percepire come essenziale per la vita di tutti i giorni dei cittadini, ha garantito la mobilità delle merci assicurando la continuità logistica al Paese”.

“Ma le criticità sono tante e, per certi versi, non è più conveniente far viaggiare i camion perché le imprese stanno lavorando in perdita con viaggi di ritorno a vuoto, dovendo però sostenere costi fissi, pagare carburante e assicurazioni, anticipare la cassa integrazione ai dipendenti senza avere più risorse per farvi fronte”.

Confartigianato Trasporti

 

Le problematiche del “Decreto Liquidità”

“Ed anche gli ultimi provvedimenti non sono andati nella direzione sperata. Il cosiddetto “Decreto Liquidità” non ha previsto un canale prioritario per l’accesso al credito delle imprese del settore come Confartigianato Trasporti ha richiesto alla Ministra De Micheli”. Va sottolineato che nel “Decreto Liquidità” non sono previste immissioni dirette di denaro da parte dello Stato nelle casse delle imprese, come invece è già avvenuto per i 600 € delle Partite Iva attraverso le richieste all’INPS. Considerando l’entità ben diversa delle cifre in questione, il meccanismo previsto nel Decreto (gestito da SACE, una controllata della Cassa Depositi e Prestiti)  infatti si basa su una serie di garanzie che lo Stato fornisce agli istituti bancari, in merito alla solvibilità delle aziende richiedenti. Da qui nasce la natura farraginosa del provvedimento sulla liquidità, i cui richiedenti devono passare attraverso numerosi passaggi prima di ottenere il via libera per il prestito.

“E’ urgente prevedere un meccanismo certo per sostenere economicamente le imprese seguendo l’esempio di altri Governi che non hanno esitato a rimpinguare direttamente i conti correnti aziendali. Tutto ciò è necessario – conclude Genedani – perché le imprese di trasporto e logistica, pur tra mille difficoltà, vogliono continuare a lavorare ed anche quelle realtà che l’emergenza ha costretto a fermarsi, vogliono riprendere al più presto l’attività lavorativa se messe nelle condizioni di farlo”.

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