Sulla Brexit l’autotrasporto scende in campo, di nuovo. La partita che si sta giocando tra i negoziatori dell’UE e del Regno Unito è di fondamentale importanza per la sopravvivenza del settore che, senza un accordo tra le parte, subirebbe da qui fino al 2025 danni stimati intorno ai 110 miliardi. Una cifra spaventosa che però non tiene conto delle ulteriori perdite, inevitabili, che subentreranno con la crisi innestata dal Covid-19.

Le maggiori associazioni di categoria europee, capitanate dall’IRU e tra cui troviamo anche la nostrana FIAP, hanno scritto un’accorata lettera indirizzata a:

  • Michel Barnier, il negoziatore dell’UE per la brexit
  • David Frost, il negoziatore per l’UK
  • Boris Johnson, al primo ministro britannico

Brexit, una lettera per evitare il peggio

I possibili devastanti effetti del combinato disposto No-deal e crisi pandemica sono stati rimarcati anche da Raluca Marian, Delegato Generale dell’IRU all’UE.

“Il trasporto commerciale su strada ha sofferto pesantemente durante la pandemia COVID-19. C’è stata una perdita di entrate nel 2020 per gli operatori europei del trasporto merci stimata in 64 miliardi di euro. I costi aggiuntivi sostenuti a causa dell’assenza di un accordo UK-UE alla fine dell’anno sarebbero un altro colpo per le imprese. Dovrebbero essere evitati con ogni mezzo”.

“Ogni anno, più di 2,3 milioni di camion viaggiano avanti e indietro tra l’UE e il Regno Unito – esordisce la missiva. Questi veicoli sono la linfa vitale delle nostre economie interconnesse, che sostengono tutti i settori e le industrie portando materie prime, pezzi di ricambio, forniture per supermercati e prodotti finiti ai loro utenti e consumatori finali. In quanto tale, il trasporto su strada è uno strumento commerciale il cui contributo va ben oltre la sua considerevole impronta economica e occupazionale diretta”.

Il 31 dicembre finisce il periodo di transizione. Occorre agire in anticipo

“La fine del periodo di transizione (il prossimo 31 dicembre) senza un accordo tra l’UE e il Regno Unito non è un’opzione per la nostra industria. Riteniamo che il raggiungimento di un solido compromesso in merito alla questione del trasporto di merci su strada non sia solo realizzabile ma anche indispensabile”.

“È nell’interesse di tutte le parti permettere ai mezzi pesanti di spostarsi tra l’UE e il Regno Unito e di transitare attraverso i rispettivi territori in modo economicamente sostenibile, senza ricorrere alla reintroduzione dei permessi di trasporto e dei sistemi di quote“. A detta delle associazioni di categoria, infatti, si tratta di due metodi nati in tempi lontani, che non sono adeguati a regolare l’enorme volume di scambi che, col tempo, è arrivato ad interessare l’UE e il Regno Unito.

brexit

Il riconoscimento reciproco è la chiave per evitare il baratro

“Crediamo fermamente che la strada da seguire sia quella di una soluzione tra l’UE e il Regno Unito – avverte l’autotrasporto europeo – basata sul riconoscimento reciproco di standard, competenze e certificati per fornire adeguate garanzie in termini di concorrenza leale, normative ambientali, sicurezza stradale e condizioni di lavoro per i conducenti”.

“Se tutto ciò non dovesse realizzarsi, ci si troverebbe di fronte a due alternative svilenti, ovvero quella tra un mosaico di accordi nazionali frammentati e un mondo in cui la carenza di capacità di trasporto sulle rotte UE-Regno Unito diventerà la nuova normalità, attraverso il sistema di quote”. Entrambe le opzioni, manco a dirlo, rappresenterebbero una perdita per tutti.

“Il tempo è essenziale. Chiediamo ai negoziatori di concentrarsi sui loro obiettivi condivisi – preservare la connettività stradale attraverso accordi equilibrati e reciproci – e di utilizzare il tempo rimanente per ottenere un risultato che sia economicamente sensato e che permetta all’industria del trasporto su strada di svolgere il suo ruolo di facilitatore commerciale essenziale in tutti i settori dell’economia”.

 

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