Tutte le associazioni dell’Autotrasporto, regolarmente presenti al Comitato Centrale dell’Albo, chiedono a gran voce al Governo di estendere le deroghe. Deroghe già concesse alle attività di ristorazione o di somministrazione di alimenti presenti sulle autostrade o negli aeroporti. Inoltre, anche a tutte quelle attività di ristoro, fondamentali per i camionisti, che sono situate sulle principali vie di comunicazione non autostradali (quindi su strade statali o provinciali), all’interno di interporti o in zone di soste specifiche.

L’ultimo DPCM, entrato in vigore dal 26 ottobre per arginare la crescita vertiginosa dei contagi, impone infatti la chiusura delle attività di ristorazione e di somministrazione di beni alimentari dalle 18.00 fino alle 5.00.

Ora, se non si amplia la deroga sugli orari di apertura dei locali in cui possono mangiare i camionisti il rischio, sottolineano le imprese, è quello di andare a replicare la triste situazione di incertezza già verificatasi durante il lockdown con gli autotrasportatori costretti a viaggiare per lavoro ma che, a causa del caos sulla chiusura delle trattorie, non sono stati in grado di consumare un pasto decente per settimane.

Autotrasporto

Le perplessità dell’autotrasporto: le deroghe concesse sono troppo limitate

Nella lettera inviata al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, alla Ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli e alla Ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, le associazioni hanno espresso sostegno alle misure adottate, necessarie in un momento critico come quello che l’Italia sta vivendo, ma hanno comunque espresso perplessità sulle deroghe concesse alle attività di ristorazione autostradali, ritenute non sufficienti per le esigenze primarie degli autotrasportatori.

«In nome di quella categoria di imprese e lavoratori che nei mesi scorsi ha consentito il rifornimento quotidiano di beni di prima necessità per la popolazione e di materie prime e semilavorati essenziali per il mantenimento della capacità produttiva del Paese – esordiscono le sigle associative – non possiamo tacere il fatto che, proprio le misure più drastiche via via decise, dovrebbero consentire ai conducenti addetti al trasporto ed alla distribuzione delle merci di svolgere il proprio lavoro, oltre che in sicurezza, anche in condizioni accettabili».

Il DPCM impatta con più forza sui camionisti che lavorano di sera o di notte

«Nei fatti – si legge nella missiva congiunta – ciò significa condannare vaste aree del paese non raggiunte dalla rete autostradale all’impossibilità di ristorare gli autisti di veicoli adibiti al trasporto delle merci anche soltanto del caffè necessario a svolgere il loro lavoro, prevalentemente notturno, senza contare che la chiusura di questi esercizi comporta, nella stragrande maggioranza dei casi, anche la chiusura dei servizi igienici, delle docce e quant’altro presente e realizzato per una sosta ristoratrice».

Il paradosso degli autotrasportatori: costretti a riposare, ma senza punti di ristoro

In sostanza, in prossimità degli snodi intermodali e delle aree di sosta per veicoli pesanti, si assisterebbe «al paradosso che proprio laddove i conducenti, per obbligo normativo, debbono trascorrere lunghe ore per ristorarsi tra un’attività di guida e l’altra, si finirebbe per determinare condizioni più prossime ad un vero e proprio “ luogo di confino” che a strutture volte a consentire il ristoro e lo scarico dello stress derivanti da un’attività faticosa e continua» come quella svolta dai trasportatori.

A causa di tutto ciò l’autotrasporto chiede con fermezza di emendare il punto ff) dell’art. 2 del D.P.C.M con i dovuti accorgimenti illustrati prima. «Crediamo che ciò possa rappresentare un segno di riconoscimento al valore – concludono le sigle -, anche civile e non soltanto economico, dell’attività di coloro che si è voluto definire, negli scorsi mesi, come “gli oscuri eroi della strada”». Insomma una deroga, in questo momento, appare quanto mai fondamentale. Ma la situazione è talmente mutevole che, nell’eventualità (quasi certa) che il controllo della curva epidemica sfugga di mano, prima di un emendamento potrebbe arrivare un nuovo DPCM. Ancora più restrittivo.

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