Nonostante l’appello di tutto il mondo dell’autotrasporto, unito nella richiesta di un provvedimento che avrebbe concretamente alleviato gli sforzi di tutta categoria, nell’ultimo DPCM non sono state inserite le deroghe ai luoghi di ristorazione, presenti sulle principali direttive nazionali, che potranno restare aperti dopo le 18.00. I camionisti, a detta di Conftrasporto, «sono di nuovo in difficoltà. Questo, per l’impossibilità di consumare un pasto caldo e accedere ai servizi igienici, se non in autostrada».

DPCM

Ristoranti e trattorie chiuse, nel DPCM le disposizioni sono rimaste immutate

Riportiamo alcune indicazioni del nuovo DPCM del 3 novembre firmato in nottata dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Ci sono attività di ristorazione che potranno comunque restare aperte nel periodo compreso tra le 18.00 e le 5.00. Sono, come per lo scorso DPCM, «gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande siti nelle aree di servizio e rifornimento carburante. Queste, devono essere situate lungo le autostrade, negli ospedali e negli aeroporti. Ovviamente, con obbligo di assicurare in ogni caso il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro».

L’allarme di Conftrasporto: «in gioco la dignità delle persone»

A lanciare l’allarme sull’assenza delle misure richieste a gran voce da tutte le associazioni di categorie unite è Conftrasporto-Confcommercio. Lo fa perchè spera in una modifica urgentissima.

Vi riportiamo le parole del vicepresidente di Conftrasporto Paolo Uggè, che presiede anche la Federazione degli Autotrasportatori Italiani

«Qui è in gioco la dignità delle persone. In particolare, di una categoria che, dall’inizio dell’emergenza, ha sempre garantito l’arrivo dei generi alimentari, dei dispositivi medici e dei medicinali sugli scaffali dei supermercati, negli ospedali e nelle farmacie.  Un servizio indispensabile ai cittadini, per il quale gli autotrasportatori si sono sempre adoperati senza risparmiarsi. Abbiamo sollevato la questione anche nei ‘social’ perché il problema riguarda tutti noi.

«Chiediamo che si provveda quanto prima a modificare quel capitolo assicurando l’apertura dei punti di ristoro anche lungo le strade statali e di grande percorrenza, come da noi richiesto nelle scorse settimane. I camionisti devono poter, oltre che consumare un pasto caldo, accedere ai servizi igienici degli esercizi pubblici, compresi quelli situati al di fuori delle autostrade, per lavarsi le mani e per le proprie necessità fisiologiche».

Il paradosso, come giustamente avevano sottolineato nella lettera congiunta tutte le associazioni di categoria, è «che proprio laddove i conducenti, per obbligo normativo, debbono trascorrere lunghe ore per ristorarsi tra un’attività di guida e l’altra, si finirebbe per determinare condizioni più prossime ad un vero e proprio “ luogo di confino” che a strutture volte a consentire il ristoro e lo scarico dello stress derivanti da un’attività faticosa e continua» come quella svolta dai trasportatori.

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