Trasporti eccezionali

Hanno quasi paralizzato i trasporti eccezionali in gran parte del Paese i frutti avvelenati del crollo del cavalcavia sulla statale 36 Milano-Lecco all’altezza di Annone Brianza. Crollo che lo scorso 28 ottobre ha provocato la morte di un automobilista che stava transitando.

Dopo il disastro, per timore delle possibili conseguenze penali di eventi analoghi, molti funzionari provinciali si sono di fatto rifiutati di prendersi la responsabilità del rilascio delle autorizzazioni. Come se la colpa fosse dei camion; tesi però smentita dal crollo del cavalcavia sull’autostrada A14 tra Ancona Sud e Loreto del 9 marzo, costato la vita ad altre due persone.

Nella terra di mezzo tra Province e Anas

Alla psicosi, figlia della normativa quantomeno discutibile e della pratica italica dello scaricabarile sull’ultima ruota del carro, oltre che dell’assurdo via libera ai megatir da 108 ton che usurano massicciamente le infrastrutture, si è aggiunto un ulteriore problema non da poco: il vuoto creato dal passaggio di centinaia di chilometri di strade ex statali dalla gestione delle Province a quella dell’Anas.

Ancora una volta, una transizione all’italiana: le Province, ben liete, non se ne occupano più; l’Anas non ancora. E quindi nessuno rilascia le autorizzazioni. Ma non basta: ci si sono messe pure le Autostrade, che fanno strapagare i pareri sull’agibilità dei cavalcavia che le attraversano agli enti che ne fanno richiesta. Un ingorgo che produce la paralisi.

Trasporti eccezionali

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