L’incontro ‘Internazionalizzazione sostenibile dei distretti industriali’ si è svolto mercoledì 13 settembre presso il centro direzionale CePIM dell’interporto di Parma. Nel corso della seconda tappa del Sustainable Tour 2023, il ciclo di incontri sulla sostenibilità nel mondo dei trasporti e della logistica organizzato da evenT e giunto al quinto anno, si è ragionato non solo della centralità degli interporti nella logistica del prossimo futuro, ma anche di come potrebbero essere organizzati e gestiti i servizi a beneficio degli utenti.

La tavola rotonda, moderata dal direttore di Trasportare Oggi in Europa, Luca Barassi, e dal direttore di Vado e Torno, Maurizio Cervetto, ha ospitato innanzitutto l’intervento del professor Paolo Volta, coordinatore didattico di evenT, che si è soffermato sul momento sostanzialmente positivo delle imprese manifatturiere distrettuali in Italia, tornate al fatturato dei livelli pre-covid grazie soprattutto al boom delle esportazioni. Propensione a innovare e centralità delle filiere sono tra i principali punti di forza dei distretti industriali italiani, che hanno più che mai bisogno di essere supportati da una logistica efficiente e sostenibile, con gli interporti protagonisti dell’intermodalità nello scenario economico ‘collaborativo’ che si sta delineando.

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Sustainable Tour 2023: l’interporto come ‘distretto nel distretto’

“L’interporto è un ‘distretto nel distretto’ che dà supporto, servizi, forza alle esportazioni e al movimento delle merci. I prodotti di alta qualità di tantissime aziende italiane non possono essere intaccati da un trasporto poco efficiente”, ha detto Fabio Rufini, Amministratore delegato di CePIM Interporto di Parma. “Qui all’interporto di Parma stiamo investendo e innovando: il nuovo terminal, pronto la prossima primavera e finanziato all’80% tra fondi nazionali ed europei, sarà al servizio del territorio, e in particolare del distretto alimentare in cui ci troviamo. Poi c’è il capitolo della sostenibilità: abbiamo installato già da tempo i pannelli solari, che producono due volte e mezzo il fabbisogno dell’interporto, e presso la stazione di servizio Eni sarà presto possibile rifornirsi di HVO. Cruciale anche l’attenzione al benessere dei lavoratori e degli utenti: la nostra è una cittadella dove operano circa 1.600 persone, a pochi chilometri dal centro di Parma”.

“Alcuni big player industriali hanno rilanciato l’intermodalità in Italia, con i nostri interporti che devono lavorare come hub di una logistica integrata”, ha aggiunto Marcello Mariani, Segretario generale UIR (Unione Interporti Riuniti), che ha utilizzato una metafora curiosa. “Prima gli interporti erano come i Comuni nell’Italia post-medievale, ognuno chiuso dentro le proprie mura. Adesso le nostre ‘città delle merci’ iniziano a cooperare e fare rete per mettersi al servizio dell’innovazione nel Paese. E se rendiamo più efficiente la rete logistica italiana possiamo contribuire tra l’altro a ridurre il gap tra Nord e Sud. Quali sono gli ostacoli in questo senso? Rompere la barriera della conoscenza, così da far conoscere ai distretti industriali italiani i servizi che mettiamo a disposizione e le potenzialità degli interporti”.

Cosa può fare un costruttore di truck?

“L’importanza di un distretto può far sì che i prodotti di eccellenza possano incontrare servizi accessibili che permettano di fare la differenza sul mercato, specialmente per quanto riguarda le esportazioni”, ha ribadito Fabrizio Buffa, Responsabile Gamma Media e Pesante, IVECO Mercato Italia, convinto che gli interporti siano in grado di “fungere da centri nevralgici della logistica, avvicinandosi al modello delle truck station americane, cioè luoghi dotati di punti di ristoro, spazi di coworking, docce, meeting room e attrezzati per il lavaggio o l’assistenza ai mezzi”. Cosa possono fare, quindi, i costruttori in questo scenario? “Rendere i veicoli sempre più connessi, per esempio, così da fornire dati sulle soste negli interporti o sulla tipologia di veicoli in transito, utili per pianificare servizi e strutture adeguati”.

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Dai costruttori agli utilizzatori di veicoli pesanti, Leonardo Lanzi, Presidente di Lanzi Trasporti, un’azienda parmense “che fa autotrasporto da 68 anni e negli ultimi anni ha investito molto sull’intermodalità. Per questo credo sia importante far conoscere e valorizzare un interporto come quello di Parma, dove sono stati fatti investimenti importanti che hanno generato opportunità per il territorio”. Lanzi auspica maggior collaborazione tra l’entità interporto e l’autotrasporto in vista della transizione energetica già in atto e si augura “che l’Europa prenda effettivamente in considerazione i biocarburanti nella transizione energetica”.

Fiducia nelle potenzialità dell’HVO per decarbonizzare il lungo raggio

Significativo anche l’intervento di Giuseppina Pisaniello, Head of Specialties and Additives di Eni Sustainable Mobility, player che sta investendo molto nella promozione dei carburanti alternativi, tra cui i biofuel, che consentono “l’abbattimento di emissioni fino al 90% nel ciclo well-to-wheel, cioè nell’intero ciclo di vita del prodotto”. L’HVO, olio vegetale idrotrattato che Eni produce dal 2014, è oggi disponibile in oltre 500 stazioni in Italia. In tema di transizione energetica: “dobbiamo utilizzare la tecnologia e le sorgenti energetiche nel modo più efficiente. I costruttori di truck hanno omologato i loro motori Euro 6 per l’HVO, una soluzione concreta sulla strada della sostenibilità”, ha aggiunto Piasaniello. Trovando il favore di Fabrizio Buffa (IVECO): “L’apertura dell’Europa sui biocarburanti è un passo molto importante perché consente di ridurre le emissioni già da subito, senza dover sostituire i veicoli Euro 6 attuali. Noi continuiamo a credere, per esempio, nel metano e a investire nella diffusione del biometano”.

Cruciale, infine, e più volte evocato, il sostegno delle istituzioni. A rappresentare la regione Emilia-Romagna c’era Federica Ropa, Dirigente Responsabile Area Viabilità, logistica, vie d’acqua e aeroporti. “La regione persegue un approccio inclusivo e collaborativo. Promuoviamo e partecipiamo a progetti anche europei per la ricerca, la diffusione e la sperimentazione di pratiche per l’efficientamento e l’innovazione della logistica. Dal 2018 sono state attivate sinergie tra i nodi logistici della regione, perché collaborino attivamente. Abbiamo un mercato maturo dal punto di vista tecnologico, meno dal punto di vista culturale: occorre lavorare innanzitutto in quel senso, sviluppando una maggior condivisione”. Riguardo alla sostenibilità: “da 20 anni le politiche della regione Emilia-Romagna vanno nella direzione della sostenibilità ambientale, supportando gli operatori logistici nell’incentivare il trasporto su ferro, consapevoli però che il trasporto su gomma è, e rimarrà, fondamentale e ineliminabile. Il ricorso a una pluralità di fonti energetiche è, secondo noi, la strada da seguire”.

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