Una piaga in calo, certamente, ma che ancora attanaglia le strade italiane: stiamo parlando degli incidenti che coinvolgono i pedoni, gli utenti più vulnerabili della strada, vittime in alcuni casi di comportamenti scorretti e irresponsabili alla guida. Nel 2021, stando ai dati comunicati dall’associazione ASAPS (attraverso una prima stima preliminare che non comprendono i decessi avvenuti in ospedali a distanza di tempo), dal 1° gennaio al 31 dicembre sono morti in Italia 271 pedoni, 75 donne e 196 uomini. Di questi 239 erano cittadini italiani e 32 stranieri.

Un peggioramento rispetto a quanto registrato nel 2020, l’annus horribilis dello scoppio della pandemia con il lockdown duro di marzo e aprile in cui i decessi di pedoni sono stati in totale di 240 (150 uomini e 90 donne). Ma il fenomeno appare sensibilmente ridotto se lo si confronta con il 2018 e il 2019 quando, rispettivamente, si erano registrati 612 e 534 decessi di pedoni. Come ha ricordato ASAPS (Associazione Sostenitori ed Amici della Polizia Stradale), l’anno nero per i pedoni è stato il 2002, prima dell’introduzione della patente a punti, quando fu raggiunto il picco di 1.226 decessi.

Pedoni, le cause di una strage silenziosa

Nei 271 decessi della stima preliminare del 2021, si è accertato immediatamente che in 12 casi il conducente investitore era ubriaco, 5 volte aveva assunto stupefacenti, e in ben 49 sinistri il conducente è fuggito (rispetto ai 33 casi accertati nel 2020), lasciando la vittima a terra esanime, senza prestare soccorso, con un comportamento criminale, nonostante l’inasprimento delle sanzioni penali, aggravate dalla legge sull’omicidio stradale. Tuttavia, come ha precisato l’associazione di categoria, gli autisti trovati in stato di ebbrezza sono stati riconosciuti tali soltanto dopo accertamenti sanitari urgenti, quindi il loro numero potrebbe essere sensibilmente maggiore.

Tra le cause spiccano anche i sinistri provocati per “guida distratta”, che sono il 20% del totale e nella maggior parte dei casi sono originati dall’uso indiscriminato del cellulare alla guida, soprattutto nella messaggistica istantanea e nelle dirette sui social network. Tematiche per cui l’associazione da anni chiede l’inasprimento delle sanzioni.

I sinistri a livello regionale e le tipologie di veicoli coinvolti

Le Regioni più a rischio per i pedoni sono il Lazio con 37 decessi ed il Veneto sempre con 37 pedoni morti (oltre che raddoppiati rispetto al 2020 con i 15 accertati nella prima stima preliminare 2020), seguita dalla Lombardia e dall’Emilia Romagna con 29 morti. Seguono la Toscana con 19 e la Campania con 18, la Puglia con 16, il Piemonte con 13. In fondo alla classifica con il minor numero di pedoni deceduti, la Basilicata con 2, la Provincia Autonoma di Bolzano e il Molise con un decesso e la Valle d’Aosta senza pedoni che hanno perso la vita sulle strade valdostane.

Nell’anno 2021 la maggior parte degli investitori era alla guida di autovetture, ma in 43 casi guidavano autocarri (di cui – abbiamo visto – ben 5 casi di mezzi delle nettezza urbana), in 12 casi alla guida di motocicli, in 3 casi alla guida di autobus, ma anche di una ruspa, di una microcar e perfino di una bicicletta e di monopattini elettrici. Nel 2021 sono stati registrati sette decessi tra operai che operavano nei cantieri e due poliziotti della Polizia Stradale deceduti nell’adempimento del dovere, tutti investiti da veicoli in transito.

Il commento

“Quasi 50 corpi sono stati lasciati morire sulle strade italiane con la fuga dell’investitore, 4 famiglie al mese hanno pianto un cadavere abbandonato lungo il ciglio della strada, con una crudeltà disumana”, ha commentato il Presidente ASAPS Giordani Bisserni. “Lo diciamo da anni che siamo tutti pedoni e vedere che i dati tornano a salire nonostante la pandemia ci preoccupa molto. E dovrebbe preoccupare anche tutti i membri del Parlamento a cui lanciamo l’ennesimo appello, perché subito dopo la nomina del Presidente della Repubblica, ci sia un provvedimento straordinario che preveda sanzioni e modifiche al Codice della Strada, che quest’anno compie 30 anni dall’approvazione, con un mondo della viabilità e mobilità totalmente cambiato rispetto agli anni ‘90. Non possiamo poi dimenticare gli oltre 1.000 casi di pedoni che sono stati ricoverati nelle rianimazioni e terapie intensive, dove poi sono deceduti o che sono stati dimessi con disabilità permanenti, che rappresentano un altro dato su cui riflettere2.

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