Iveco. Ci sono camion che attraversano il loro tempo come meteore: nascono, si affacciano sul mercato, svolgono onestamente il proprio compito senza grandi proclami, ma nemmeno riuscendo a entusiasmare più di tanto. Poi giungono al crepuscolo di una carriera che ricostruita cronologicamente per tappe non offre spunti degni di particolare sottolineatura. Insomma, onesti lavoratori della strada ma nulla di più.

Poi c’è la categoria dei camion che invece lasciano il segno. Un’impronta netta, profonda. Modelli di eccellenza che svettano rispetto alla media, che si impongono e fanno breccia nelle scelte dell’utenza professionale, padroncini o flotte indifferentemente, in virtù di qualità e doti che sanno fare la differenza. Sono campioni con l’iniziale maiuscola, autentici condottieri capaci di scrivere la storia di un marchio (e non soltanto) e che si spingono più in là, andando oltre l’essere semplicemente un modello di camion, ma piuttosto rappresentano un preciso modo di intendere e fare trasporto (vi ricordiamo che l’articolo corredato dalle relative schede di approfondimento è disponibile sul numero 1 di gennaio 2022 di Vado e Torno, sfogliabile dai lettori a questo indirizzo a p.36).

E poi ci sono le leggende. Olimpo per pochi, pochissimi eletti. Camion che non conoscono il trascorrere del tempo, anzi che del tempo che passa inesorabile si nutrono e traggono ulteriore linfa per amplificare il proprio mito. Sono camion la cui popolarità va ben oltre la data di inizio e fine produzione. Trattasi infatti di modelli che attraversano epoche differenti senza perdere un briciolo di smalto, senza intaccare il proprio appeal. Impossibile dimenticarli. Sono una miniera inesauribile di emozioni che alimentano il proprio mito attraverso i ricordi, il racconto e le emozioni tramandate da chi quei veicoli ha avuto la fortuna di possedere e guidare, percorrendo un tratto di strada importante della propria vita professionale, vivendo sensazioni e momenti fissati ormai indelebilmente nella memoria.

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Iveco Turbostar, categoria over the top

L’Iveco Turbostar appartiene proprio a quest’ultima ristrettissima categoria di eletti. Leggende, appunto. Che in quanto destinate ad essere tali, esibiscono fin dalla nascita qualità, doti e caratteristiche speciali, da over the top. Per l’epoca, tanti cavalli (420) e tanta coppia (193,5 kgm) estratti senza fatica dal poderoso 8 cilindri a V di 17,174 litri, una catena cinematica completamente nuova, ponte posteriore a semplice riduzione, due cambi (Zf Ecosplit a 16 marce, Eaton Fuller a 13), e cabina spaziosa e superconfortevole. Il tutto come frutto dell’hi-tech messa in campo dai diversi marchi, nazionali ed esteri, confluiti in Iveco: la tedesca Magirus (che ha curato progettazione e restyling della cabina), la Fiat (telaio e motore da 420 cv), la francese Unic (il motore turbo intercooler da 330 cv), la piemontese Cvc (ponte a semplice riduzione).

Il risultato è un veicolo, si legge nel servizio di presentazione che Vado e Torno pubblica sul n.9/1984, «che si candida per il primo posto assoluto nell’olimpo dei superpesanti di linea». È con questo biglietto da visita che l’Iveco Turbostar si mostra alla nascita, in quel di Strasburgo, nel 1984. Primo passo di una carriera che porterà questo modello ad essere uno dei veicoli più venduti sul mercato italiano, prodotto, a partire da quell’anno e fino al 1992, in oltre 50 mila esemplari.

L’emozione per un (atteso) ritorno Iveco

Una storia quindi importante, quella del Turbostar, addirittura celebrata dalla serie televisiva Rai ‘Due assi per un turbo’, trasmessa sui canali della rete pubblica dal 1984 al 1987. Ma piccolo schermo a parte, una storia che certo non poteva finire col semplice ricordo di qualche esemplare del Turbostar a fare bella mostra nel museo di qualche attento collezionista, oppure in uno dei tanti raduni per truck che si svolgono in Italia e in giro per l’Europa. Si fa largo allora l’idea, assolutamente riuscitissima, di Iveco. Rendere omaggio all’eredità di uno dei camion più iconici, leggendari e innovativi, attraverso un allestimento speciale dell’attuale front runner dei pesanti stradali del marchio, vale a dire l’Iveco S-Way.

Ecco dunque l’Iveco S-Way Turbostar Special edition. Si tratta in realtà di un qualcosa che è molto di più di una serie speciale, naturalmente a tiratura rigorosamente limitata a cento esemplari. Almeno stando alle dichiarazioni ufficiali in fase di presentazione, Perché, in effetti, l’entusiasmo e l’attenzione scatenatasi attorno a questo vero e proprio truck da collezione, potrebbe indurre Iveco ad accontentare un numero ben maggiore di clienti. «L’edizione speciale dell’Iveco S-Way dedicata a un’icona del passato, il Turbostar, e a una del presente, l’Iveco S-Way», spiega Alessandro Oitana, Iveco Italy Market Medium&heavy business line manager, «unisce da un lato l’eredità importante di Iveco, dall’altro tutta la sua capacità di innovazione, e rappresenta idealmente il lavoro di squadra che da sempre ci contraddistingue ».

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Affascinante reinterpretazione

Proprio come il modello che intende celebrare, l’S-Way Turbostar Special edition non passa inosservato. Il layout grafico dei mitici Iveco che hanno attraversato gli Anni 80 è stato infatti reinterpretato in chiave moderna adattandolo alle forme e alle linee dell’S-Way, mantenendo la caratterizzazione esterna di maggiore spicco, ovvero la livrea con doppia colorazione: rosso acceso, dominante a fare da sfondo, con inserti grigio metallizzato.

Tonalità, quest’ultima, elegantemente ripresa con sfumatura virante per l’accattivante effetto metallico da tutta una serie di elementi: dalla calandra con i suoi cinque baffi a ‘V’ al guscio degli specchi retrovisori, dal bull bar sul paraurti a quello sul tetto (sostegno per i quattro fari addizionali che sembrano voler illuminare la vistosa scritta Turbostar al centro del tetto, sopra la visiera), fino alle trombe sistemate lateralmente nella parte alta del tetto. A completamento, l’aggiunta di barre cromate nella zona posteriore della cabina e sotto le carene laterali, i cerchi in lega e le maniglie porta cromate come la visiera esterna, tutto armoniosamente combinato con il colore grigio antracite delle minigonne.

E poi ancora quelle tre strisce iconiche

Di chiara ispirazione vintage è anche la grigliatura dietro il finestrino, pur se in questo caso non vetrata ma cieca. Altro elemento di richiamo con la leggenda del Turbostar, sono le tre iconiche strisce giallorosso- blu che solcano porte e pareti laterali dello special Iveco. Non semplici e banali strisce adesive, bensì una ‘firma’, il cui significato riporta secondo i più alla nazionalità dei tre marchi confluiti in Iveco: Germania (Magirus), Francia (Unic), Italia (Fiat e Om). Firma verniciata e impreziosita da uno strato di trasparente. Insomma, un layout di sicuro impatto che crea l’elegante connubio tra l’heritage del mitico Turbostar e l’attualità non certo priva di appeal di quel campione del lungo raggio che fin dal suo lancio (estate 2019) si sta confermando essere (anche in versione a gas liquefatto, Lng) l’ammiraglia S-Way.

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Anche dentro domina il rosso

La livrea rossa degli esterni si combina sull’Iveco S-Way Turbostar Special edition con la medesima tonalità dominante degli interni, anch’essi rivisitati e adattati alle forme e ai contenuti dell’attuale pesante stradale. E come per gli esterni, anche l’ufficio del Turbostar 2021 conquista l’occhio accentuando l’atmosfera calda e accogliente, quanto esclusiva, che si respira a bordo. Rosso dominante, si è detto. Lo ritroviamo, ben combinato con ampie fasce di colore grigio e bande di stacco in bianco, nei rivestimenti in velluto della selleria, sul materasso del lettino e nei pannelli porta. Rosse anche le tendine laterali e la profilatura delle porte, mentre su volante e bordo plancia gli inserti di colore rosso si limitano a eleganti cuciture.

E per non dimenticare il modello cui gli stilisti Iveco si sono ispirati, il logo ‘Turbostar’ è ricamato su sedili, cuscini e materassino, nonché presente in cromo satinato sul vano portaoggetti. Sotto la cabina il Cursor 13 da 570 cv In sala macchine è scomparso il muscoloso 8V di 17 litri del Turbostar originale, sostituito trent’anni dopo da un propulsore che in quanto a performance, efficienza e rendimento si colloca a livelli di eccellenza assoluti (anche in termini di sobrietà nei consumi). Trattasi del Cursor 13 firmato Fpt nella declinazione d 570 cv, alloggiato su un telaio ridisegnato progettato in base alla versatilità di montaggio, e abbinato al cambio automatizzato Hi-Tronix a 12 marce.

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