L’IRU (Unione internazionale trasporti stradali) e l’ETF (Federazione europea dei lavoratori dei trasporti) hanno presentato al Commissario europeo per il lavoro e i diritti sociali una dichiarazione congiunta a favore dei conducenti provenienti da Paesi extraeuropei impiegati da aziende che hanno sede nell’Unione.

Le due organizzazioni si impegneranno a collaborare per migliorare le loro condizioni di lavoro, rendendo la professione degli autisti più attraente e aumentando l’inclusione di giovani e donne. Di qui la richiesta di riconoscere in Europa le qualifiche e licenze ottenute altrove, nel rispetto delle normative comunitarie e nazionali. La lunga dichiarazione congiunta sottolinea anche il ruolo indispensabile dell’autotrasporto nel settore nell’economia e nella creazione di posti di lavoro, affrontando in questo modo la crescente sfida della carenza di autisti professionisti.

“Gli elementi chiave evidenziati nella dichiarazione, tra cui il calcolo dei salari, le violazioni della sicurezza sociale e una migliore applicazione delle norme – ha sottolineato il segretario generale dell’ETFLivia Spera – sono fondamentali per innalzare gli standard del settore. Ci auguriamo che il nuovo gruppo di lavoro favorisca lo sviluppo di proposte più concrete e mirate da parte delle parti sociali”.

“Con questa dichiarazione congiunta di IRU e ETF vogliamo innanzitutto attrarre più talenti locali verso la professione di conducente, compresi giovani e donne – ha commentato Raluca Marian, direttore dell’Advocacy dell’IRU – ma, data l’entità della carenza di autisti, sono necessari anche guidatori extracomunitari. Tutti gli operatori del trasporto stradale devono rispettare lo stato di diritto, qualsiasi violazione o attività illegale dovrà essere sanzionata dalle autorità competenti. L’IRU condanna i casi e le pratiche di maltrattamento e discriminazione contro gli automobilisti di Paesi terzi”.

Leggi anche: Le associazioni del trasporto chiedono all’UE più risorse per il settore

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