Se è vero che tutto il mondo è paese, e i diffettucci “locali” sono mal comune un po’ ovunque, la valenza del proverbio assume un sapore ancora più amaro quando si parla di autotrasporto. Sì, perché le problematiche che hanno riscontrato i camionisti italiani sin dallo scoppio della pandemia – ristoranti e trattorie chiusi sulle principali direttive stradali, mancanza di adeguati servizi igienici, turni di lavoro sempre più stringenti – sono le stesse che gli autisti teutonici hanno denunciato in Germania.

«Durante la pandemia ci hanno chiamati eroi, ma passata l’emergenza continuano a farci lavorare come schiavi»; «Si lamentano di non trovare nuovi autisti, sottolineano che ci vuole professionalità per garantire i tempi della supply chian e gestire merci pericolose, ma non ci mettono a disposizione neppure una toilette decente». Questa è la sintesi di un sondaggio svolto tra i camionisti dal DG-Deutschen Gewerkshaftbund, l’associazione “quadro” che riunisce le sigle sindacali tedesche, e che mette il dito nella piaga del malcontento che in Germania serpeggia tra i camionisti.

Autotrasporto, condizioni lavorative da rivedere anche in Germania

Un quadro che trova d’accordo Michael Wahl, coordinatore del progetto per il DG: «li chiamano Autohöfen, gli spazi di sosta per i camion, in alternativa alle aree autostradali (Rastatt), ma spesso sono solo dei piazzali asfaltati, male illuminati di sera e senza ombra d’estate, corredati di un chiosco che vende salsicce e con servizi igienici tutti da immaginare». Rincara la dose, dall’altra sponda Dirk Engelhardt, portavoce dell’associazione BGL che fa capo ai datori di lavoro: «Fate il paragone con chi, al termine di una scuola professionale, va a lavorare in fabbrica, con mensa, bar interno, spogliatoi, docce, impianti sportivi per il tempo libero».

Prosegue Engelhardt: È ovvio che nessuno accetti di lavorare tutta la settimana nelle condizioni in cui si trovano a operare gli autisti. Che poi magari restano bloccati pure dal venerdì sera al lunedì mattina nel loro camion a centinaia di chilometri da casa». E proprio dai rappresentanti di datori di lavoro e sindacati arriva un allarme a quattro mani. «I controlli della polizia ci dicono che, sempre più spesso, gli autisti costretti a lavorare in queste condizioni si “attaccano alla bottiglia”». Un recente test a campione su un piazzale ha fatto emergere che su 35 autisti tedeschi verificati, almeno cinque erano classificabili come alcolisti cronici. L’invito ai palazzi di Berlino firmato da Wahl e Engelhard e dalle loro associazioni è esplicito «Bisogna migliorare radicalmente la qualità degli spazi di sosta per gli autisti, ne va della sicurezza di tutti gli utenti della strada

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