Dumping sociale – Ha suscitato poche reazioni tra i camionisti italiani la notizia dell’esclusione del mondo del trasporto dalla nuova direttiva Ue sui distacchi lavorativi di operatori stranieri. Al contrario, in Francia, forse per l’enfasi messa sul tema dal presidente Macron in campagna elettorale, il rinvio a data da destinarsi delle nuove norme ha scatenato proteste e scioperi a non finire.

Dumping sociale

Sollecitate da Etf (Federazione europea del lavoratori dei trasporti), molte sigle sindacali hanno proclamato un’intera settimana di agitazione a fine novembre. Cinque sindacati francesi, da Cfdt (Confédération française démocratique du travail) a Cgt (Confédération générale du travail), da Fo (Force ouvrière) a Cftc (Conféderation française de travailleurs chretiens), sino a Cge-Cgc (Confédération française de l’encadrement) hanno organizzato per il 21 novembre una serie di ‘blocchi pacifici’ alle frontiere franco-belghe e franco-lussemburghesi, causando il fermo totale della A 31 nell’area della Mosella, a nord di Thionville.

Dumping sociale, un pasticcio inammissibile

A spiegarne i motivi Patrice Clos, segretario di Fo, che ha sottolineato come questa esclusione serva a mascherare la frattura in seno Ue. E che ci vorranno almeno dieci anni per sanarla, lasciando tutto come è oggi, con le grandi aziende dell’Est che fanno dumping sociale senza ostacoli.

Anche perché, in caso di accordo in tempi brevi, c’è un codicillo che farebbe passare il tempo per il calcolo dei tempi di guida e di riposo da due a quattro settimane. «Il risultato? La possibilità di svolgere una semplice pausa di 24 ore, al posto dell’attuale di 45, alla fine della seconda settimana di guida, facendo così saltare il limite delle 90 ore di guida continuate previsto oggi su due settimane», sottolinea Clos.

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