La polemica sul pagamento del contributo dovuto all’ART (Autorità di Regolazione dei Trasporti) si è riaccesa dopo la recente sentenza con cui il Consiglio di Stato ha sancito l’obbligo del versamento anche da parte dell’autotrasporto e della logistica, due categorie che almeno inizialmente non erano comprese nella tanto contestata misura. In origine, infatti, gli unici soggetti a cui il versamento del contributo all’ART era imputabile erano i gestori delle infrastrutture e dei servizi regolati, ovvero vettori marittimi e aerei, terminali portuali ecc.

Quindi, nonostante le sentenze emesse dalla Corte Costituzionale nel 2017 e dal TAR (Tribunale Amministrativo Regionale) del Piemonte negli anni successivi andassero totalmente in senso opposto, ovvero verso l’esclusione delle imprese di trasporto merci e di logistica dal versamento del contributo all’ART, con la nuova sentenza del Consiglio di Stato – la cui interpretazione in materia si basa su alcuni passaggi del Decreto Genova – scatta l’obbligo indiscriminato anche per l’autotrasporto a partire dal 2019. In sostanza tutte le imprese che hanno versato il contributo per l’Autorità di Regolazione dei Trasporti prima di quell’anno anno avranno il diritto ad essere rimborsate, ma dal 2019 in poi tutte le aziende operanti nel settore dovranno pagare.

Obbligo contributo ART, l’ennesima mazzata per l’autotrasporto

La misura arriva in un momento estremamente delicato per l’autotrasporto nazionale, alle prese con un calo significativo della movimentazione merci dettato dalla crisi pandemica. Stando ai dati rilasciati dall’Osservatorio Congiunturale Trasporti di Conftrasporto-Confcommercio nel 2020 il settore ha subito una riduzione dell’attività di quasi il 26% rispetto al 2019, con inevitabili effetti durissimi sull’occupazione e sull’indotto.

Ed è proprio a causa delle criticità rilevate dal punto di vista economico e sfociate nel malcontento dagli addetti del settore che Unatras, il Coordinamento nazionale delle associazioni di rappresentanza del trasporto merci, ha espresso «totale insoddisfazione per i contenuti illogici di una sentenza del Consiglio di Stato che stabilisce un principio contro l’autotrasporto, includendo quest’ultimo tra i soggetti tenuti al pagamento del contributo all’Autorità di regolazione dei Trasporti, in base al fatto che usufruisce dei servizi di un soggetto regolato quali sono i concessionari autostradali».

Senza intervento MIT c’è rischio agitazione

«Il settore dell’autotrasporto – prosegue la nota Unatras – che oltre a subire una situazione di scarsa competitività nel mercato sta affrontando con estrema difficoltà la crisi pandemica ed i suoi effetti, viene ora colpita dall’affermazione di un folle ed inaccettabile principio in base ad una modifica normativa avvenuta nell’iter di conversione del Decreto Genova».

«Unatras, preso atto degli effetti dirompenti che tale sentenza potrebbe avere sulle imprese di autotrasporto, chiede un urgente intervento del Ministero dei Trasporti e di avviare un’interlocuzione immediata con l’Autorità dei Trasporti che possa escludere qualsiasi ipotesi gravosa sugli autotrasportatori ed evitare episodi di agitazione della categoria». Una situazione che deve essere dipanata a tutti i costi il prima possibile, in un momento cruciale come quello che stiamo vivendo, con l’approvvigionamento dei vaccini che deve proseguire per poter mettere davvero la parola fine al Covid-19. Ma la situazione si preannuncia complessa, soprattutto ora che sono in corso le consultazioni per la formazione del prossimo Governo, guidato dall’ex Presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi e che la carica di Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti potrebbe essere soggetta ad un passaggio di consegne.

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