Uno sforzo titanico quello dell’autotrasporto, con migliaia di camionisti che hanno continuato a garantire gli approvvigionamenti ad una nazione stremata dalla piaga del coronavirus, nonostante il rischio di contagio, gli episodi di discriminazione e le perdite economiche. Ma, come previsto dagli attori del settore, non è bastato. “Novecento milioni di chilometri in meno, 1,8 miliardi di fatturato persi, e una denatalità che supera il 30%”: così esordisce la nota Conftrasporto-Confcommercio a commento dei dati sullo stato del settore durante il lockdown tra marzo e aprile, fotografando una situazione complicatissima.

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Conftrasporto-Confcommercio, l’impatto del lockdown sull’autotrasporto

L’Ufficio Studi Conftrasporto-Confcommercio, su indagine periodica Format Research sulle imprese italiane dell’autotrasporto, ha messo in relazione i dati di marzo e aprile 2020 con quelli dello stesso periodo dell’anno scorso. Anche se il mondo dei trasporti non si è mai fermato, a differenza di molti altri settori totalmente bloccati dal lockdown, non bisogna giungere a conclusioni affrettate: il quadro che emerge è cupo, inutile negarlo.

“Durante il lockdown (dal 9 marzo al 3 maggio) – viene sottolineato nel documento dell’Ufficio Studi – il settore ha registrato una perdita complessiva di traffico pari a circa 900 milioni di km; infatti, in poco meno di 2 mesi lungo le strade italiane il traffico pesante (maggiore di 3,5t) ha percorso 1,8 miliardi di chilometri, a fronte di un valore di riferimento per il periodo di circa 2,7 miliardi di chilometri (dato determinato sui valori di traffico pre-crisi)”. Ne consegue una perdita di fatturato di circa 1,8 miliardi di euro: un numero gigantesco ottenuto “trasformando approssimativamente la perdita di chilometri percorsi in perdita di ricavo” a cui si somma l’impossibilità da parte di molti operatori di effettuare il bilanciamento del carico, a cui sono conseguiti inevitabili viaggi di ritorno a vuoto.

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Fatturato, occupazione, denatalità: gli effetti sulle imprese

Una panoramica ulteriormente aggravata dalla situazione dei pagamenti che, nonostante il trend positivo registrato negli ultimi tre anni, ha subito nel bimestre marzo-aprile un sostanzioso peggioramento, confermato da due aziende su tre, ora in gravissima crisi di liquidità. Quasi il 60% delle imprese, infatti, ne ha (o sta per farlo) certificato l’esistenza, chiedendo il blocco degli affidamenti bancari in essere. “Dall’inizio dell’emergenza – tuona l’associazione di categoria – alcune imprese di autotrasporto stanno anticipando i costi del servizio, soldi che nella migliore delle ipotesi rivedranno fra mesi, nella peggiore fra un anno, perché sono diversi i committenti che hanno deciso di rinviare i pagamenti”. Una diatriba, quella sui pagamenti, che è stata al centro dell’incontro al Mit con le associazioni di categoria dello scorso giovedì, insieme alla questione sui costi minimi.

Anche l’occupazione ha subito il colpo durissimo del lockdown con una perdita in termini di retribuzioni e contributi stimabile complessivamente in circa 370 milioni di euro, coperta solo in parte dagli ammortizzatori sociali.

Inoltre, secondo i dati Conftrasporto-Confcommercio, la possibilità di continuare a lavorare per le imprese durante il lockdown ha sì mitigato il tasso di mortalità di breve termine per le imprese, ma non ne ha arginato la denatalità, in vertiginoso aumento a causa del calo della domanda. Una denatalità che si attesta intorno al 30% e che è quasi doppia rispetto alla medie degli altri settori (commercio, ristorazione ecc).

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Se la tendenza non viene invertita, i danni potranno essere permanenti

“In questo periodo è stato riconosciuto il ruolo strategico del comparto del trasporto, a supporto del sistema economico nazionale e della qualità della vita dei cittadini – spiega il vicepresidente di Conftrasporto-Confcommercio Paolo Uggè –  Magazzinieri, autisti e corrieri, al fianco di medici e infermieri sono stati in prima linea per assicurare il presidio di quella parte di ordinarietà della vita possibile durante l’epidemia”.

“Occorre che chi tiene i cordoni della borsa si attivi per garantire la disponibilità concreta e immediata di risorse alle aziende di autotrasporto, facendo sì che i committenti paghino nei tempi previsti, il sistema bancario faciliti l’accesso al credito, la committenza eviti di speculare sulle spalle degli autotrasportatori rivedendo al ribasso le tariffe, e soprattutto che il Governo garantisca forme dirette di finanziamento anche a fondo perduto al settore, mancata fino ad ora. Le imprese non possono più attendere”, conclude il vicepresidente di Conftrasporto-Confcommercio Paolo Uggè.

Il report ha poi messo in evidenza il forte pessimismo che attanaglia la categoria, aumentato vertiginosamente proprio in concomitanza del lockdown: se più dell’85% degli intervistati ha scarsa fiducia nell’operato delle istituzioni, il 65% ritiene del tutto insufficiente le misure intraprese, affermando che la propria azienda avrà serie difficoltà economiche nel breve periodo. “Se la situazione non dovesse modificarsi radicalmente entro il prossimo trimestre – conclude il report – il saldo demografico delle imprese dell’autotrasporto potrebbe avere effetti permanenti sulla tenuta del settore e sulla vitalità imprenditoriale che lo anima”.

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