Il trasporto del plasma è una cosa molto seria. Così la pensano tutti gli attori coinvolti nella storia che abbiamo avuto il piacere di conoscere lo scorso 15 marzo a casa di Chiggiato – a Piombino Dese, in provincia di Padova – dove il trasportatore veneto ha voluto riunire coloro i quali hanno dato vita a un progetto innovativo e sostenibile. A partire dal committente, Kedrion, casa farmaceutica con base in Italia, in Toscana, e ramificazioni in ogni angolo del mondo specializzata nei farmaci cosiddetti plasma derivati, che consistono nella lavorazione delle preziose proteine contenute nel plasma per realizzare terapie in grado di aumentare in modo esponenziale l’aspettativa di vita di pazienti che soffrono di emofilia o immunodeficienze.

Partner per il trasporto del plasma

Kedrion ha stretto con Chiggiato una collaborazione già nel 2018. Partnership che si è poi evoluta nel corso del tempo fino ad arrivare all’affidamento esclusivo al trasportatore veneto della raccolta del plasma in Italia. In pratica, sono i veicoli Chiggiato a prelevare le sacche di plasma negli ospedali e nei punti di raccolta italiani e convogliarle nei siti produttivi Kedrion in Toscana e Campania. Luca Chiggiato, AD dell’azienda, dà i numeri: “Raccogliamo circa 40mila donazioni a settimana, 160mila al mese, che vengono conferite a Kedrion per la trasformazione del plasma in farmaci plasma-derivati. La conservazione del plasma richiede condizioni particolarissime e un trasporto assolutamente sicuro: deve infatti essere mantenuto a temperatura uguale o minore di -20 gradi ed è fondamentale che i veicoli che lo trasportano non subiscano aumenti di temperatura”.

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Un momento della consegna ufficiale dei primi due truck Scania a Chiggiato

La sfida rappresentata dal trasporto di plasma è stata, insomma, raccolta da Chiggiato con l’obiettivo di crescere e di evolversi anche nella scelta dei veicoli. Da questo, e dalla volontà di dare valore “alla partnership con la prima casa farmaceutica che ha creduto in noi”, come ha detto Luca Chiggiato durante l’evento di Piombino Dese, è nata la volontà di fare un passo in più e approcciarsi a veicoli a ridotto impatto ambientale. “Inizialmente – ha raccontato Chiggiato – avevamo pensato ai camion elettrici, ma ci siamo resi conto che per il trasporto a lungo raggio ci sono ancora delle questioni che vanno affrontate”. Quindi, si è virato sugli ibridi, una scelta comunque molto significativa perché il costo di acquisto è del 50-60% superiore a quello di un omologo diesel.

Gli ibridi Scania e l’allestimento curato da IFAC

E la scelta è ricaduta su due Scania Hybrid P 360, camion ibridi plug-in da 18 ton di massa totale a terra, dotati di un motore diesel Euro 6 Scania DC09 da 360 cavalli di potenza, 9,3 litri di cilindrata e 1.700 Nm di coppia, affiancato da due motori elettrici da 312 cavalli di potenza in continuo, cuore del sistema di propulsione elettrico GE281 sviluppato dal Grifone. Il passaggio dal motore termico a quello elettrico può avvenire in automatico, in base alle aree geografiche e agli orari. “Non crediamo sia utile essere paladini di una tecnologia in particolare”, ha detto Paolo Carri, direttore Driving the Shift di Scania Italia, ma piuttosto “supportare al meglio la domanda di logistica, che aumenta a maggior ragione in uno scenario complesso come quello del pharma. Vediamo chiaramente una volontà generale di ridurre l’impatto ambientale dell’autotrasporto”.

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Ultimo tassello, l’allestimento, particolarmente importante visto il ferreo controllo della temperatura richiesto a un trasporto di questo tipo. A occuparsi della questione, Chiggiato ha chiamato un partner come la barese IFAC, specializzata nella realizzazione di casse isotermiche tailor-made nell’impianto di produzione da 30mila metri quadrati in Puglia. “Abbiamo pensato a un furgone isotermico che potesse garantire temperature negative durante il trasporto e un freddo statico, che ha caratteristiche diverse dal freddo ventilato. Nel caso dell’allestimento dei due truck Scania, abbiamo anche montato un generatore di corrente proprio per garantire in ogni caso la temperatura desiderata”, ha puntualizzato il direttore commerciale di IFAC, Vito Amodio.

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