Trasporto marittimo: dal quarto report sulle emissioni dei gas serra prodotte dallo shipping mondiale non arrivano buone notizie. Lo studio, effettuato dall’Organizzazione Marittima Mondiale (IMO) e pubblicato lo scorso 4 agosto, ha messo in luce un aumento dei GHG – i cosiddetti “gas a effetto serra”- del 9,6% negli scorsi anni.

Fedespedi, la Federazione nazionale delle Imprese di Spedizioni internazionali, ha ripreso e commentato il report, sottolineando tutte le criticità che sono emerse, in particolare per le (inaspettate) conseguenze dell’impatto del metano presente nel LNG.

trasporto marittimo

Trasporto marittimo, aumenta l’impatto sulle emissioni di gas serra totali

Le emissioni di gas serra complessive sono passate dalle 977 tonnellate del 2012 alle 1.076 tonnellate del 2018. Un trend confermato anche dall’aumento nell’atmosfera del 9,3% di CO2, il principale gas serra.

Per quanto riguarda l’impatto dello shipping sul totale delle emissioni, si è registrato un incremento superiore allo 0,1%. Di fatto, si è passati da una percentuale sul totale di 2,76% del 2012 allo 2,89% del 2018. Stando a quanto sostenuto nel report, la causa andrebbe ricercata nella crescita costante del trasporto marittimo delle merci su scala globale.

Per Fedespedi i dati snocciolati nel quarto report sui gas serra per lo shipping “sono negativi. Questo, considerando anche gli obiettivi posti dal Green Deal europeo (raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 e consistenti riduzioni per il settore dei trasporti) e il target richiesto dall’IMO (taglio di almeno il 50% delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2050 per le shipping line)”.

Il biennio 2020-2021, a causa dell’impatto del Covid-19 sui trasporti mondiali, vedrà sicuramente una contrazione delle emissioni. Tuttavia, in assenza di politiche finalizzate alla riduzione delle emissioni di gas serra da parte dello shipping, “nel 2050 si stima un aumento del 50% delle emissioni rispetto al livello raggiunto nel 2018”. Un dato preoccupante.

Il ruolo della “carbon intensity” e la sorpresa LNG

“Il pregio di questa edizione dello studio – prosegue il commento di Fedespedi – è l’aver preso in esame anche altre componenti inquinanti del trasporto marittimo. Per esempio, le emissioni di metano. Inoltre, anche l’aver fornito un quadro generale sulla “carbon intensity” dello shipping, cioè il livello di emissioni di carbonio in relazione all’attività realizzata.

Il risultato più sorprendente – in negativo – è il livello delle emissioni di metano cresciute del 150% dal 2012 al 2018 a causa della diffusione delle navi rifornite con liquefied natural gas (LNG). Questi numeri pongono questioni fondamentali sulle strategie fin ora adottate per ridurre il livello di gas serra”.

L’analisi di Fedespedi ha infine concluso sostenendo che “il LNG infatti, si è diffuso negli ultimi anni come sostituto meno inquinante dei carburanti tradizionali. In molti casi, però, produce emissioni ad alta densità di metano che impattano comunque sull’ambiente.

Per quanto riguarda la “carbon intensity”, nel report si evidenzia un trend decrescente di livello delle emissioni. Significa una gestione più efficiente delle emissioni di carbonio in relazione alla attività di trasporto marittimo.

Questa riduzione è stata consistente fino al 2012, mentre dagli anni seguenti si è attestata su livelli del 1%/2% annuo. Tali risultati in termini di efficienza non sono, però, sufficienti a contrastare l’aumento a livello assoluto di emissioni a causa della crescita continua del commercio internazionale e delle operazioni di shipping”.

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