Stellantis, allo stabilimento di Atessa 600 addetti fanno richiesta di separation
Stellantis tra crisi e incertezze: esuberi record ad Atessa, ammortizzatori sociali diffusi in Italia e nuovi investimenti da 1,2 miliardi in Marocco.

Per dirla con una (quasi) battuta: per le tute blu di Stellantis, quella che volge al termine è stata un’estate nera. Ma è l’industria italiana tutta che non vive un grande momento. A confermarlo, al ministero delle Imprese, ci sono 67 tavoli di crisi aperti (37 attivi, 30 di monitoraggio). Segnale allarmante per il comparto che da 26 mesi vede la produzione in calo.
Stellantis, gli ultimi aggiornamenti sulla situazione ad Atessa
In questo quadro, tutt’altro che promettente, la questione Stellantis è tra le più spinose. E a tal proposito non contribuiscono certo a rasserenare il clima le ultime notizie sul gruppo guidato da Antonio Filosa.
La prima riguarda proprio il settore del veicolo commerciale, e in particolare lo stabilimento di Atessa, fiore all’occhiello di Stellantis, dove oltre 600 addetti, ovvero il 12 per cento della forza lavoro, hanno fatto richiesta di separation, la procedura per l’uscita incentivata volontaria per chi si avvicina alla pensione (la cui percentuale, peraltro, non supererebbe il 40 per cento dei richiedenti).
In tutti i casi si tratta di un numero di molto superiore alle 402 posizioni concordate a giugno tra sindacati e azienda. Come leggere allora questa situazione? Secondo Nicola Manzi, coordinatore Uilm Abruzzo, si tratta dell'”effetto incertezza che si sta vivendo in questo momento”.
Incertezza che in casa Stellantis trova però contraltare (ed è la seconda notizia) nell’annuncio che il gruppo, la cui produzione di auto in Italia ha toccato il minimo storico, investirà la cifra di 1,2 miliardi di euro nel sito Kenitra in Marocco, con l’obiettivo di raddoppiare la produzione da 200 a 535 mila unità entro il 2030.
Il tutto accade mentre, secondo Fiom-Cgil, il 62,3 per cento degli addetti Stellantis (in pratica oltre 20 mila su 32 mila lavoratori) ricorre agli ammortizzatori sociali e, altra notizia piombata come una scure nel pieno dell’estate, lo stabilimento di Termoli (quello del progetto Gigafactory mai nato), rinnova gli ammortizzatori sociali (come anche Mirafiori e Pomigliano) fermando tutti i 1.823 addetti fino al 31 agosto 2026. Un anno intero. Come dire: si chiude.