Rendere la rete di ricarica italiana più capillare, efficiente e conveniente: è questo l’obiettivo del manifesto “Ricaricare l’Italia: infrastruttura strategica per il Paese”, presentato a Roma da Motus-E a istituzioni e stakeholder del settore (per quanto riguarda i veicoli commerciali parliamo principalmente di van, se consideriamo che i camion fanno parte di un discorso extra perché necessitano di infrastrutture di ricarica ben diverse).
Il documento, atto a sintetizzare analisi e proposte, punta a migliorare la situazione di un comparto che ancora sconta un netto ritardo nella diffusione dei veicoli elettrici.

L’Italia, infatti, resta in coda tra i grandi mercati europei con una quota di auto full electric pari al 5,2% nei primi nove mesi del 2025, contro il 16,1% medio UE e oltre il 18% di Francia e Germania (dati ACEA). Un ritardo che rischia di compromettere gli obiettivi del Piano Nazionale Integrato Energia-Clima, il quale prevede 6,6 milioni di veicoli ricaricabili entro il 2030, a fronte dei circa 330.000 circolanti ad oggi.

“Il settore della ricarica attrae investimenti, crea occupazione e rappresenta un fattore abilitante e imprescindibile per la nuova mobilità”, ha dichiarato Fabio Pressi, presidente di Motus-E. Tuttavia, ha aggiunto, gli operatori devono confrontarsi con “iter autorizzativi complessi, competenze frammentate e tariffe regolate che impediscono di ridurre i costi per gli automobilisti”.

Le proposte di Motus-E

Il manifesto propone cinque interventi chiave per colmare il divario con l’Europa:

  1. Ridurre i costi di approvvigionamento energetico per allinearli agli standard europei e rendere le tariffe più competitive.
  2. Semplificare le procedure autorizzative e recepire pienamente la direttiva europea RED III.
  3. Completare la copertura autostradale, garantendo infrastrutture per mobilità privata e logistica.
  4. Estendere la durata delle concessioni di suolo a 20 anni, assicurando stabilità agli investimenti.
  5. Creare una governance nazionale centralizzata, con strumenti di monitoraggio e pianificazione condivisi tra gli stakeholder.

“Non è più tempo di discutere sulle date”, ha concluso Pressi. “Se vogliamo restare competitivi e salvare industria e occupazione, dobbiamo agire ora per costruire un’infrastruttura moderna e strategica per il futuro dell’Italia“.

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