Gilet gialli e camion

Trecentomila persone in piazza e le strade di Francia paralizzate. È il bilancio delle proteste dello scorso 17 novembre, replicate al ribasso (erano in centomila) sabato 24. Storia cominciata quasi per caso, un mese prima. Quando un gruppo di persone ha aperto su Facebook una pagina per mettere in fila ‘le vessazioni del governo’. Continui aumenti del gasolio, pedaggi autostradali alle stelle, limite di velocità sulle statali abbassato da 90 a 80 all’ora, radar che ti massacrano se solo sgarri per un sorpasso, revisioni sempre più frequenti e severe.

Per riconoscersi tra loro sulla strada hanno deciso di usare il giubbotto giallo rifrangente, venendo battezzati subito ‘gilets jaunes’. E giorno dopo giorno la protesta è cresciuta come un’onda di piena, i contatori sui social sono impazziti, sino al fatidico 17 novembre, quando 282 mila gilets jaunes hanno bloccato le strade di Francia.

Gilet gialli, un movimento di protesta a-politico

Dieci giorni di blocchi stradali e dimostrazioni (anche sabato scontri coi lacrimogeni sugli Champs Elysees) al grido di ‘Macron dimettiti’ che hanno provocato due morti e 650 feriti più 47 arresti (su 103 fermati) nonché saccheggi e violenze nell’isola di Reunion. Rivolta senza sponsor politici, sebbene la destra francese, Marine Le Pen in testa, abbia cercato di mettervi il cappello, che minaccia di trascinarsi, incendiata anche da un camionista, Eric Drouet, che tramite i social ha invitato i gilets jaunes a replicare i blocchi sabato 24 novembre.

Gilet gialli e camion

Ma il camion francese ha preferito tenersi alla larga dalla protesta. Certo, lunedì 19 una quindicina di autisti ha bloccato un centro di distribuzione Carrefour a Lens, e nel porto industriale di Marsiglia un bel po’ di cisterne per il carburante è rimasta ferma.

Gilet gialli, l’atteggiamento ambiguo del camion francese

Il portavoce della Fntr, la Féderation Nationale des Transports Routiers, dopo avere rilevato che il prezzo del gasolio in Francia è più basso di almeno 15 centesimi rispetto a Italia e Belgio, ha però precisato che «se ci sono camionisti che protestano, lo fanno a titolo personale, consci del rischio di ritiro licenza per il reato di blocco stradale». Fntr, insieme a Union Tlf, Csd e Unostra, «si augura poi che il governo trovi modo di discutere con i ‘gilet jaunes’, senza però dimenticare il diritto a circolare liberamente che deve essere riconosciuto a tutti gli operatori economici».

Il motivo di tanta prudenza? Le associazioni di categoria e i sindacati dei camionisti hanno già parecchi motivi di attrito col governo, in primis la questione della vignetta per i camion. E non vogliono vedere irrompere nel traballante tavolo della trattativa una nuova componente, capace magari di barattare gli incentivi oggi riconosciuti ai trasportatori con un mini ribasso del prezzo del gasolio a tutti gli utenti.

Gilet gialli e camion

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