Attraverso le Alpi passa il 70 per cento dell’export italiano e la maggior parte lo fa al Brennero. Mentre l’interscambio tra l’Italia e i paesi del Nord Europa vale 212 miliardi di euro. Basterebbero questi dati per capire che la partita del Brennero, dove dal primo gennaio sono in vigore divieti di transito per nuove categorie merceologiche, oltre che per classe Euro dei veicoli, indipendentemente dalla merce trasportata, è della massima importanza sia per la categoria sia per l’intera economia italiana, che sull’export punta molte delle sue carte.

Il ministro dei Trasporti, Paola De Micheli, almeno, ci ha provato. Al Consiglio europeo dei ministri dei Trasporti, all’inizio di dicembre ha affermato: «L’Italia chiede che la Commissione prenda una posizione decisa su queste misure. Stiamo investendo molte risorse per la transizione anche del trasporto su gomma, ma c’è anche la necessità di non infrangere le regole comuni sulla concorrenza». Presa di posizione positiva ma non sufficiente.

A intervenire dovrebbe essere probabilmente lo stesso presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, perché il problema non si limita al comparto dei trasporti, ma è vitale per l’intera economia nazionale. Quanto al predecessore della De Micheli, Danilo Toninelli, la sua uscita sul Brennero è rimasta agli annali. Per lui, era un tunnel.

Brennero

Per forza il combinato accompagnato

A rappresentare le imprese italiane sul tema Brennero, in prima linea c’è Anita, guidata dall’altoatesino Thomas Baumgartner. Ma, anche qui, dovrebbe scendere in campo Confindustria col suo presidente Vincenzo Boccia, per trattare la questione con la rilevanza dell’interesse nazionale. Baumgartner che attacca l’obbligo imposto dall’Austria di utilizzare il trasporto combinato accompagnato delle ferrovie austriache: «Il divieto settoriale costringerà alcune merci che non possono transitare su strada al Brennero a utilizzare obbligatoriamente la Rola (Rollende Landstrasse, l’autostrada viaggianter) con la modalità del trasporto combinato accompagnato, meno efficiente e più costosa rispetto al non accompagnato».

A spingere perché la vicenda Brennero sia tenuta in maggiore considerazione è anche il vicepresidente di Conftrasporto, Paolo Uggè. «Si sta parlando di interessi del Paese. Una vicenda fondamentale per il futuro economico (e non solo) dell’Italia. La perdita di competitività riguarda l’intera economia e conseguentemente gli interessi dei suoi cittadini», osserva Uggè.

Brennero

Per la questione del Brennero chiesto l’intervento Ue contro l’Austria

Uggè ha poi proseguito affermando che «un Governo e un’opposizione attenta non possono ignorare le conseguenze di quanto si abbatterà sull’economia italiana se non si assumeranno rapidamente adeguate e determinate iniziative nel Consiglio europeo. Decisioni la cui importanza sembra sfuggire a troppi: è desolante osservare che in tutta questa vicenda anche la grande stampa e la maggior parte delle rappresentanze confederali sottovalutino la vicenda già colpevolmente dimenticata dalle forze politiche».

In attesa che si muova qualcosa sul fronte europeo, le imprese e le associazioni del Trentino, oltre a quelle dell’Alto Adige, cercano una soluzione e minacciano azioni di protesta eclatanti nel caso in cui le risposte non dovessero arrivare o i tempi si allungassero troppo. «Noi aspettiamo, e ci auguriamo che si riesca a far ragionare l’Austria, che è un paese di transito per le merci dirette al Nord Europa», afferma Claudio Comini, presidente degli autotrasportatori dell’Associazione artigiani di Trento, «in caso contrario, dovremo bloccare il traffico pesante in entrata in modo da far capire agli austriaci quali disagi stiamo affrontando. Non possiamo fare altro».

Ma Comini fa notare anche come il prezzo del treno incida per il 15-20 per cento sul costo del trasporto e come intanto i furgoni polacchi da 35 quintali, che trasportano ogni genere di merce, aggirino ogni tipo di limitazione con prezzi stracciati.

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