Ci dicono che il traguardo dei sessant’anni non può essere ancora considerato la porta per l’ingresso nella stagione della terza età. Diamola per buona, tuttavia, a quell’età è consigliabile intensificare i controlli per garantirsi un futuro quanto più possibile sereno.
Vale per l’uomo ma anche per le infrastrutture, ponti e gallerie in particolare. Come purtroppo ha insegnato la tragedia del ponte Morandi, crollato nell’agosto 2018 per colpevole incuria (43 morti che ancora attendono giustizia), a cinquant’anni dalla sua realizzazione e inaugurazione (1967).
Questo per dire che la prevenzione, non c’è alcun dubbio al riguardo, è sempre la terapia più efficace, la migliore tra le medicine a disposizione.

Geie (Gruppo europeo di interesse economico) e le due società che nel maggio Duemila l’hanno costituito, ovvero la francese Atmb (Autoroutes et tunnel du Mont Blanc) e l’italiana Sitmb (Società italiana per il traforo del Monte Bianco), le due concessionarie della costruzione e gestione del tunnel del Monte Bianco, a questa logica si sono affidate per salvaguardare e mantenere nel tempo e nei decenni a venire l’efficienza e la sicurezza del tunnel. E, di conseguenza, la piena fruibilità da parte degli utenti tutti, automobilisti o camionisti, di quella complessa quanto delicata e straordinaria opera d’ingegneria che è, appunto, il Traforo del Monte Bianco.

Traforo Monte Bianco, per prevenire bisogna investire

La programmazione, lungo l’arco temporale di ben diciotto anni, di importanti lavori di risanamento, punta a questo preciso obiettivo. Che naturalmente comporta un investimento assai elevato, sia pensando ai costi vivi della ristrutturazione, sia per quanto concerne i mancati introiti in termini di pedaggio dovuti allo stop totale della circolazione attraverso il tunnel (15 settimane soltanto quest’anno).
Ma al Monte Bianco, soprattutto dopo la terribile tragedia del marzo 1999, quando il rogo di un camion all’interno del tunnel causò la morte di 39 persone e la chiusura della struttura per tre lunghi anni, la sicurezza viene prima di ogni altra cosa. E da essa non è in alcun modo possibile prescindere.

A maggior ragione per una struttura che lo scorso luglio ha festeggiato sessant’anni di servizio (il primo transito alle 6 della mattina del 19 luglio 1965, tre giorni dopo la cerimonia di inaugurazione alla presenza dei Presidenti delle repubbliche italiana e francese, Giuseppe Saragat e Charles de Gaulle). Infrastruttura per sua stessa natura delicata come un orologio di precisione, eroicamente costruita tra il 1959 e il 1965 in uno dei siti più straordinari al mondo, nel ventre della vetta più alta d’Europa (4.810 metri), e che per lungo tempo si è fregiata del titolo di tunnel stradale più lungo al mondo.

Ebbene, oggi la sfida non è meno complessa: si tratta infatti di tramandare l’opera alle future generazioni. Il Traforo del Monte Bianco, si legge nella nota stampa che celebra i sessant’anni di storia del collegamento tra Courmayeur e Chamonix, “è oggi il primo delle grandi gallerie europee a intraprendere dei lavori di risanamento a livello strutturale di grande impatto come la ricostruzione della volta o la ricostruzione dell’impalcato stradale per oltre 1,5 chilometri. L’intento è di garantire la perennità per i prossimi cento anni”.
Ed è appunto guardando a questo ambizioso traguardo che gli uomini del Tmb-Geie operano quotidianamente “affinché il tunnel rimanga ogni giorno il riferimento in termini di sicurezza che ha acquisito dalla sua riapertura, nel 2002”.

Obiettivo: continuare ad essere un riferimento

Già, perché è da quella data che tutto è cambiato. È a far data da quella primavera che la sicurezza è diventata il pilastro attorno al quale far ruotare ogni attività. Nessun compromesso. Piuttosto un’attenzione e un’applicazione al tema quasi maniacale. Che combinata con l’imponente opera di ristrutturazione e rinnovamento (frutto di un investimento di 400 milioni di euro), ha trasformato gli 11,611 chilometri di tunnel del Monte Bianco nel più autorevole e autentico riferimento mondiale in tema di gallerie stradali. Ed è questo un punto di merito in più per l’infrastruttura che al di qua come al di là delle Alpi non ha mai avuto vita facile, fin dall’inizio, ancor prima della sua realizzazione.

Nelle diverse epoche attraversate è stato elemento di divisione anche aspra, ha creato opposte fazioni, ha alimentato dibattiti infiniti, talvolta anche stucchevoli. Ma non è mai venuto meno al suo ruolo, che ha ancora oggi, di strategica e importantissima via di comunicazione e collegamento tra nord e sud Europa. Il tunnel del Monte Bianco ha abbattuto barriere e confini avvicinando l’Italia alla Francia, ha contribuito negli anni allo sviluppo del turismo, ha dato nuovo impulso agli scambi commerciali velocizzando i tempi di trasporto e distribuzione delle merci. E allora, buon compleanno traforo del Bianco.

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