Il progetto della fiction sui camionisti si trasforma in uno scaricabarile
L’Albo autotrasporto stanzia 150 milioni di euro per il progetto di una serie Rai sull’autotrasporto. Si sollevano le proteste e il Governo si dissocia immediatamente. Nel settore, invece, c’è chi difende l’idea e chi si chiede che senso abbia investire tante risorse in un progetto dalla dubbia utilità, in un settore afflitto da tanti problemi e che lamenta una cronica carenza di risorse.

Può l’idea di una paventata serie tv sui camionisti accendere un dibattito, in rete e non solo, scaldando gli animi forse più di altre questioni cruciali per la categoria? Evidentemente sì, a giudicare dal clamore suscitato nelle ultime settimane e generato da un articolo del Fatto Quotidiano dall’eloquente titolo ‘L’ultima di Salvini: 150 mila euro per una serie sui camionisti’.
Al di là di giudizi e commenti di carattere politico, diversi operatori e opinion leader del settore sono convinti della bontà di un’operazione del genere per ‘ripulire’ l’immagine del camionista ‘brutto, sporco e cattivo’ e rendere più appetibile un lavoro che – va detto chiaramente – rimane difficile per tanti motivi di cui abbiamo spesso parlato e richiede grandi sacrifici. Anche, se non soprattutto, per questo si assiste oggi a una crisi delle vocazioni che, secondo molti, è destinata a peggiorare nei prossimi anni.
Tornando ai fatti, i famosi 150 mila euro sarebbero stanziati dall’Albo degli autotrasportatori solo per lo sviluppo del progetto che vedrebbe coinvolta la Rai.
Le reazioni al progetto della fiction sui camionisti
Facile, sebbene non diretto, il collegamento con il governo e il Mit, il quale si è affrettato a precisare in una nota di non aver «mai previsto né approvato un progetto televisivo sull’autotrasporto, su cui erano state formalizzate perplessità a febbraio, ribadite a marzo e ripetute a settembre». Nella stessa nota si butta evidentemente la palla nel campo del Comitato autotrasporto, che «può agire in autonomia e che se ne assumerà tutte le responsabilità».
A difesa dell’Albo è intervenuta Assotir, con il segretario generale Claudio Donati a parlare di «polemica becera» e di un messaggio «pesantemente discriminatorio, quasi ‘razzista’, nei confronti di una categoria che non può pretendere di meritarsi l’attenzione mediatica». Cinzia Franchini di Ruotelibere ha invece parlato di un «investimento fuori luogo», bollando la presa di distanza del Mit come uno «sberleffo verso i trasportatori». E visto che si parla di fiction, noi attendiamo con ansia la prossima puntata.