Metti un convegno di fine settembre alla sala del Refettorio della Camera, dal titolo Nodi intermodali, logistica e mobilità–Innovazione e sostenibilità per la competitività del sistema Italia, organizzato dai Sud del mondo. E la domanda: Italia e logistica, a che posto siamo?

Italia diciannovesima secondo il Logistic performance index

Al diciannovesimo, secondo il Logistic performance index: non proprio una grande notizia. Così come non pare una grande notizia per il Governo il fatto che Paolo Uggè, presidente Fai, che non di rado si è speso a favore dell’esecutivo, affermi: “È evidente che manca una politica dei trasporti chiara e strategica”. “Manteniamo il 19° posto da anni senza migliorare“, afferma Uggè, il che vuol dire restare indietro rispetto agli altri stati europei. Negli Anni 2000 ci fu la Consulta del trasporto e della logistica, “chiusa dal governo Monti”, ricorda Uggè, “e il Piano generale della logistica approvato dal Cipe risale a quegli anni”.

Poi, basta. “La rete stradale verso porti e interporti è congestionata, con ritardi superiori ai 30 minuti in gran parte del Paese. Gioia Tauro, Genova, Napoli e Trieste sono saturi, mentre Taranto e Cagliari restano praticamente inutilizzati e il ferroviario merci nazionale è in crisi da anni”, denuncia Uggè, insieme alla mancanza di visione complessiva.

Poi, c’è il discorso valichi alpini. Da lì passa l’87 per cento dell’interscambio Ue: il 68 per cento del traffico passa su strada e il 32 su ferrovia. “Il Brennero subisce blocchi unilaterali da parte dell’Austria. Il Bianco starà chiuso per tre mesi di fila nei prossimi 18 anni. Il Gottardo, in Svizzera, subisce restrizioni ferroviarie dopo l’incidente del 2023”, rincara Uggè, “Servono strategie, nazionali e europee“.

Facendo riferimento allo studio ‘Italia disconnessa’ risalente a dieci anni fa, Uggè conclude: “Serve rimettere in discussione i processi decisionali come il Protocollo trasporti della Convenzione delle Alpi”.
Nella stessa sede, una voce ben distante dalla Fai, quella del direttore generale Alis, Marcello Di Caterina, ha denunciato l’impatto negativo sul comparto marittimo delle tassazioni europee: “C’è una iper tassazione Ue che si chiama Ets. Ma riguarda solo la sostenibilità ambientale, tralasciando quella economica e sociale. E vale solo per l’Europa. Non è pensabile che nella Ue la tassazione sia totale, dall’Ue con gli altri paesi sia al 50 per cento, mentre i paesi extra Ue tra loro non pagano gli Ets”.
In pratica, si favoriscono i porti del Nord Africa, quando l’Italia potrebbe invece diventare un hub importante per il sistema europeo, denuncia Di Caterina.

Logistica Italia, anche Fiap protesta

Criticità a cui si affianca la protesta di Fiap, per quanto accaduto in un importante centro della grande distribuzione in provincia di Pavia. Secondo la ricostruzione dell’associazione, per una controversia sulla mancata proroga di un contratto a tempo determinato, un gruppo di lavoratori, spalleggiato da attivisti non firmatari del Ccnl di riferimento, ha impedito l’accesso e l’uscita dal sito.

Quindi, paralisi con questi risultati: quasi cento autisti bloccati in stabilimento o ripartiti dopo quasi 14 ore, con tempi di guida e riposo saltati; più di cento addetti di magazzino rimandati a casa; oltre 200 mila buste di insalata, 65 mila chili di frutta e verdura, 75 mila chili di pesce e carne, 2 mila torte di pasticceria (150 destinate ai celiaci) rese invendibili. “Quando uno strumento nobile si trasforma in un’azione di ostruzione che colpisce tutti, dagli autisti agli addetti di magazzino, fino ai cittadini, non è più accettabile”, afferma Alessandro Peron, segretario generale Fiap.

“Contestate l’azienda o l’imprenditore nelle sedi opportune, ma non fate pagare all’intera filiera giorni di salario persi, turni in condizioni non sicure e sprechi alimentari. Questi blocchi danneggiano indistintamente lavoratori, imprese e consumatori. Si garantisca il diritto di sciopero ma si impedisca ogni forma di blocco e prevaricazione che lede la libertà di lavorare e la sicurezza delle persone. Il confine tra tutela dei diritti e anarchia è sottile: va tracciato subito, prima che si ripetano episodi che nessuno vuole rivedere”.

Fiap ha evidenziato inoltre l’effetto, ormai evidente e gravissimo, che queste situazioni creano: si spingono le imprese ad abbandonare interi territori, con perdita di occupazione, investimenti e presidio logistico. “È ciò che sta accadendo anche a Pavia, dove il reiterarsi di blocchi e tensioni rende insostenibile la continuità delle attività. È un esito che condanna comunità locali e filiere all’arretramento competitivo e sociale. Cosa che non possiamo permetterci”, continua Peron. Che conclude così: “Lo Stato deve farsi carico di ristabilire un equilibrio di diritti e doveri, garantendo la libera attività economica e il diritto al lavoro accanto alla libertà di sciopero, senza tollerare condotte che paralizzano i territori e distruggono valore”.

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