Parliamo di Brebemi lasciando però da parte la questione (spinosa) del prolungamento della concessione (ne abbiamo trattato su Vado e Torno n. 5/2025) e il caro-pedaggi. Non perché non siano temi importanti, ma perché non sarebbe corretto ridurre la A35 Brebemi soltanto a questo.

I 62,1 chilometri che, scorrendo a sud dell’autostrada A4, intercettano quattro province collegando Milano a Brescia, o più esattamente i dintorni dei due capoluoghi, sono infatti molto di più. Dal punto di vista progettuale, della tecnologia applicata, della gestione e della sicurezza. Un ‘qualcosa di più’ che merita di essere sottolineato e approfondito.

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Alla scoperta della Brebemi con Giuseppe Mastroviti

Ad aiutarci in questo compito, Giuseppe Mastroviti, direttore tecnico e di esercizio di A35 Brebemi, che abbiamo incontrato l’ultimo (caldissimo) lunedì di giugno presso il Centro operativo dell’autostrada lombarda, a Fara Olivana.

In cosa possiamo considerare tecnologicamente avanzata questa autostrada, entrata in servizio nel luglio 2014?

«Cominciamo col dire che A35 Brebemi è un’autostrada progettata e costruita seguendo nuovi criteri e standard che fanno riferimento alla Ntc 2008 (la normativa per la progettazione, esecuzione e collaudo di queste infrastrutture, che stabilisce precisi criteri mirati a garantire sicurezza e durabilità nel tempo). In Italia, tranne le nuove opere, non ce ne sono di simili. Per cui possiamo dire che la prima, importante differenza è appunto questa. Che è anche una caratteristica: Brebemi non è infatti un ammodernamento, bensì un progetto ex novo che, ad esempio è stato pensato per una vita nominale della struttura di cento anni. In modo che si possano gestire al meglio le nuove esigenze del trasporto così come, ad esempio, gli eventi meteo eccezionali. E c’è dell’altro».

A cosa si riferisce?

«All’approccio. La Brebemi è stata progettata e sviluppata con l’obiettivo della prevenzione del degrado. Questo ci consente un continuo miglioramento della funzionalità della struttura, contenendo allo stesso tempo i costi. Operiamo realizzando in continuo piccoli interventi di manutenzione, evitando al cliente di trovare quello che impatta. Generalmente, cerchiamo di farli in notturno, avvisando sempre e comunque l’utente con settimane d’anticipo attraverso il nostro sito. Inoltre, eseguiamo controlli, visivi e strumentali, e una fondamentale opera di monitoraggio. A tutto ciò aggiungiamo l’analisi periodica dei sinistri, le esercitazioni in galleria per migliorare soccorso e assistenza, le attività di formazione».

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Concretamente in cosa si distingue questa autostrada?

«Brebemi voleva essere il top dell’ingegneria italiana. È nata per essere un fiore all’occhiello. Non a caso nel suo progetto sono state inserite molte dotazioni, impiantistiche, civili e faunistiche, non legate, o previste, a specifici obblighi normativi».

Mi faccia un esempio.

«La corsia di emergenza di 3,5 metri di larghezza, quando la norma prevede lo standard di 3 metri. Ci consente di gestire meglio l’emergenza, quando un veicolo si ferma su quella corsia, ma agevola anche le operazioni di manutenzione o eventuali deviazioni».

Chiaramente non è tutto.

«Infatti. Disponiamo di un sistema di videosorveglianza con 260 telecamere, installate su 57 torri, di cui 114 con tecnologia Aid (Automatic incident detection). Non si tratta di un sistema di rilevamento della velocità. Piuttosto, di telecamere che, per così dire, ragionano con software particolari che consentono, sezione per sezione, di rilevare incidenti, intesi non solo come impatto tra veicoli o contro barriere, ma anche eventuali manovre inaspettate, come il procedere in contromano. E poi c’è l’impianto antinebbia: basato su una ventina di sensori, disposti lungo la tratta, attiva l’illuminazione a Led quando la visibilità scende sotto i 50 metri».

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Quali sono gli interventi di routine più frequenti?

«Senza dubbio il rifacimento della pavimentazione. In materia siamo molto rigorosi. Il comfort di guida passa dalla geometria della strada, che per noi deve essere un tavolo da biliardo. Ultima novità in materia e importante passo verso l’economia circolare, abbiamo introdotto un asfalto innovativo ad alta percentuale di materiali riciclati, studiato in collaborazione con l’Università di Parma e con Mapei. Sì, per come la gestiamo, la pavimentazione è davvero il nostro biglietto da visita».

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