Probabilmente non è esagerato affermare che nel suo primo anno alla guida di Daf Veicoli industriali, di cui è stato nominato amministratore delegato nel settembre 2024, Massimo Dodoni ha trascorso più tempo a percorrere in lungo e in largo l’Italia, piuttosto che alla scrivania del suo ufficio nell’head quarter del marchio olandese in quel di Assago, nell’immediata cintura di Milano.

Dodoni tra presente e futuro di Daf

Ed è proprio lì che lo abbiamo incontrato.
“In un certo senso è proprio così. Penso infatti che sia molto importante l’incontro e il contatto con clienti e dealer per avere, come si dice, il polso della situazione, un’idea più precisa dell’andamento e dell’evoluzione del mercato, delle sue tendenze. Penso che il contatto diretto sia importante, anche e soprattutto per conoscere esigenze e aspettative della nostra clientela”.

Non possiamo che iniziare l’incontro chiedendole un bilancio di questo primo anno al timone di Daf.
“Assolutamente positivo. Sono entusiasta dell’azienda, dell’impegno di chi ci lavora. La cosa che più mi entusiasma, e scusate il gioco di parole, è proprio l’entusiasmo che ho trovato. Questo mi carica ancora di più, oltre a essere importante per portare il marchio Daf là dove a mio avviso deve essere”.

Ovvero, dove?
“Al top. E non solo in termini di immatricolato, ma anche di percezione che il mercato deve avere del marchio. Daf è sempre stato un veicolo onesto a un prezzo onesto. Ebbene, con la nuova generazione di modelli è stato fatto un passo avanti, o meglio, in alto, molto importante. Ci si è presentati con un veicolo straordinario, ricco di novità tecnologiche, pensiamo ad esempio al discorso masse e dimensioni della serie Xg, e anche dal punto di vista della sicurezza. Detto ciò, la cosa che mi dà grande stimolo e soddisfazione è la risposta del mercato in questo momento”.

Mercato, in Italia, che vive un momento di sofferenza. Si tratta di crisi congiunturale o fisiologica?
“Entrambe. Congiunturale perchè subisce gli effetti della situazione geopolitica caratterizzata da grande incertezza. Siamo circondati da guerre commerciali, ma anche combattute sul campo, dove le certezze di un tempo sono messe in discussione. E questo si riflette sulle aziende committenti dei nostri clienti che hanno dubbi sul decidere gli investimenti. Serve ritrovare un minimo di stabilità. Al tempo stesso anche la parte fisiologica produce i suoi effetti. Nel secondo semestre 2024 e ancor più nella prima parte del 2025, l’entrata in vigore di normative, una su tutte gli Adas, ha imposto che alcuni lotti di veicoli venissero immatricolati prima dell’entrata in vigore delle norme stesse. E questo ha drogato il mercato, con effetti che scontiamo adesso”.

Il commento di Dodoni sull’elettrico

Quanto pesa l’incertezza per la transizione all’elettrico?
“A oggi non ha alcuna influenza. Il mercato dell’elettrico è molto limitato. Ma in futuro cambierà. Il motore endotermico ha fatto il suo tempo e concluso il ciclo di sviluppo, nel senso che ogni novità si limita soltanto a tagliare di qualche punto i consumi. Con l’elettrico, invece, abbiamo davanti una prateria. Sì, penso che l’elettrico avrà un grande futuro. Non dico l’anno prossimo o fra due, però siamo sulla strada perché diventi la quotidianità. A patto, però, che vengano sviluppate le due colonne portanti: la disponibilità di energia e la sua distribuzione, che al momento non è capillare come dovrebbe. Due fattori che non competono ai costruttori, che da parte loro dovranno invece rendere appetibile l’elettrico riducendo le dimensioni, il peso e il tempo di ricarica delle batterie, e aumentare l’autonomia. La competizione si gioca su questo terreno. Daf si sta impegnando molto, investendo notevoli risorse”.

Forse la politica Ue ha corso troppo rispetto ai desiderata della clientela.
“Il problema è che l’Unione europea non ha ricercato una politica di indirizzamento, ovvero sovvenzioni piuttosto che vantaggi fiscali oppure ancora riduzione dei costi autostradali in modo da incentivare l’elettrico, ma si è fatta una scelta rivelatasi del tutto deleteria, quella di comminare sanzioni. Scelta che ha cozzato contro una delle regole base dell’economia di mercato, ovvero che il mercato deve essere libero. Così, la gran parte delle aziende ha rifiutato questa tecnologia. Un mercato che non è libero di scegliere è come un tessuto strappato in cui si aprono delle falle al cui interno si possono infilare realtà provenienti da altri continenti, che possono dunque trovare spazio e profitto in un una realtà da sempre ben presidiata dai costruttori europei”.

In questo contesto, Daf come si pone?
“Come gruppo, Paccar ha sviluppato soluzioni per ogni tecnologia di propulsione, dal termico all’elettrico all’idrogeno. Dipende tutto da quello che sarà l’indirizzo che il mercato, speriamo liberamente, andrà ad abbracciare nel futuro. A mio avviso, dovremmo uscire dall’ottica che uno esclude l’altro. Penso che tra qualche anno ci troveremo ad avere una scelta variegata di tecnologie che saranno utili a seconda dell’impiego del veicolo. E se mi chiedete dell’elettrico in particolare, arriveremo a fine anno con un modello dalle prestazioni assolutamente superiori”.

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